Editoriale

Poco più di 32 miliardi, arriva il primo conto salato del secondo lockdown

Poco più di 32 miliardi di euro è il primo conto salato del secondo lockdown. Questo nuovo mese di confinamento, in soldoni, manderà in fumo 19 miliardi in forma diretta e altri 13 circa legati all’indotto che anima le filiere produttive. Miliardi che vanno a sommarsi ai 53 di perdita diretta subita dall’economia nazionale (224 miliardi la perdita complessiva) prodotti invece dal primo lockdown. Cifre da Caporetto e che rendono inconsistenti le risorse, a spizzichi e bocconi, finora partorite dal Conte 2. Ma andiamo con ordine, partendo proprio dalle cifre. Le ricadute di questa stretta autunnale decisa dal governo giallorosso con il Dpcm del 3 novembre scorso, per tentare di contenere la pandemia di coronavirus sono state calcolate per il Sole 24 ore da Giuseppe Russo, economista e membro del Centro studi Einaudi di Torino. Uno scenario che porterà a rivedere ulteriormente al ribasso il Pil dell’Italia, rispetto al -9 percento citato nella recente Nadef, per una perdita ulteriore stimata attorno ai due punti percentuali che si andrebbe a verificare nei prossimi dodici mesi. Ma non è tutto.

Sì, perché a preoccupare ancor più gli addetti ai lavori sono soprattutto gli effetti diffusi, dovuti al coinvolgimento della filiera. Nel calcolare l’impatto delle restrizioni sull’economia del Paese, in pratica, bisogna tenere conto della perdita subita dai fornitori, dalla logistica per il trasporto della merce, dalla pubblicità ridotta o cancellata, pensando a livello generale. Quello che Russo chiama “effetto diffuso” è una specie di reazione a catena, dove i mancati redditi dei primi anelli della catena si riflettono in un calo di spesa generale. “Non è solo il ristoratore che non ha fatto la spesa al mercato o dal contadino e non ha comprato nuove tovaglie, ma sono anche i dipendenti che si ritrovano ad avere meno redditi, e quindi non possono spendere, rimanderanno gli acquisti programmati impattando a loro volta su altri settori, e, infine, decideranno di risparmiare a causa del clima di estrema incertezza”. Critico anche con il Conte 2, l’economista. “L’unica cosa che è stata valutata è stato il lockdown, mentre sarebbe stato opportuno prendere in esame un insieme coordinato di misure volto a mitigare gli effetti della pandemia senza mutilare l’economia”, sostiene Russo.

Citando come esempi possibili l’opportunità di dotare tutte le persone ultra 50enni di un congruo numero di mascherine ffp2, potenziare i trasporti, erogare incentivi per la modernizzazione degli impianti di areazione dei locali aperti al pubblico, prevedere l’apertura degli esercizi con fasce di orario riservate all’utenza fragile, come avviene in alcuni Paesi del Nord Europa. Un focus sull’entrata in vigore del nuovo Dpcm in alcune regioni arriva dalla Coldiretti. Un’analisi che parla di circa 128mila aziende tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi chiuse nelle regioni arancioni e rosse con una perdita di fatturato mensile di almeno 2,7 miliardi ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti. In sostanza, la serrata imposta dalle misure anti-contagio riguarda regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce quasi 4 locali su 10 (38%) di quelli esistenti in Italia compresi oltre 5mila agriturismi. L’organizzazione degli agricoltori, infine, vede nero anche per Natale, quando senza pranzi e cenoni saranno andati in fumo altri 5 miliardi.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da