Poker di donne di Berlusconi per le elezioni Regionali

Carfagna in Campania, Bergamini in Toscana, Cavo in Liguria e Gardini in Veneto. di Daniele Di Mario

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di Daniele Di Mario

La frattura è sempre più vicina. Raffaele Fitto fa rumore anche quando sta zitto. Così in una domenica apparentemente tranquilla, sull’asse Bari-Roma-Arcore va in scena l’ennesimo psicodramma forzista. Il nodo da sciogliere è sempre quello delle elezioni regionali del 31 maggio. La situazione resta fluida: finché Silvio Berlusconi non incontrerà il segretario della Lega Matteo Salvini definendo alleanze e metodo di compilazione delle liste, il quadro non di delineerà in modo definitivo. Il cantiere resta aperto. I grattacapi maggiori per FI arrivano dalla Puglia. I parlamentari fittiani premono affinché l’ex governatore presenti liste autonome. Fitto temporeggia, ma è chiaro che, se i candidati fittiani dovessero essere lasciati fuori, l’europarlamentare romperà gli indugi candidandosi in prima persona in Puglia. A quel punto scatterebbe un effetto domino nelle altre regioni: Campania, Toscana e Venet. Fitto non vuol arrivare a questo, ma è chiaro che se i propri uomini venissero fatti fuori, la reazione sarà conseguente con contestuale costituzione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato composti da fittiani, tosiani, autonomisti e trasfughi Ncd. “Si candidasse…. Del resto la candidatura gliel’avevamo proposta noi tempo fa. Se ora si candida saremmo contenti…”, taglia corto Maria Rosaria Rossi. Ma il candidato governatore di FI in Puglia, Francesco Schittulli non la pensa allo stesso modo e minaccia di ritirarsi: “Ho diritto di sapere subito se qualcuno, cosa che sarebbe inspiegabile, gioca a perdere”. La condizione posta da Schittulli “è che il centrodestra sia unito e competitivo”. Il che vuol dire con “liste FI forti e competitive. È dunque indispensabile che nelle liste ci siano i candidati di Fitto”.

Di qui l’ultimatum: “Chiedo di avere immediatamente certezze per svolgere le mie doverose valutazioni. Basta tatticismi. Il tempo sta scadendo. E non mi si diano risposte enigmatiche, o rinvii a tempi indefiniti. Non c’è più tempo per lo scaricabarile”. Se Fitto si candida, Schittulli si ritira. Un passo indietro a cui sta pensando anche il governatore uscente della Campania Stefano Caldoro. Anche all’ombra del Vesuvio Fitto potrebbe dar vita a una candidatura eutonoma, mentre Renzi sta pensando di ritirare Vincenzo De Luca per schierare Andrea Orlando con il sostegno di Area Popolare. Un quadro che scatenerebbe uno tsunami: Caldoro si ritirerebbe, Berlusconi presenterebbe Mara Carfagna (in predicato di diventare coordinatrice nazionale) e Ncd imploderebbe: Nunzia De Girolamo con FI, gli alfaniani con Orlando. Il Cav, in caso di naufragio delle trattativa con Salvini, starebbe studiando un poker rosa: oltre alla Carfagna in Campania, Ilaria Cavo in Liguria, Elisabetta Gardini in Veneto e Deborah Bergamini in Toscana. Anche se da via Bellerio trapela ottimismo: l’accordo con FI è vicino e prevede il sostegno a Zaia in Veneto e la chiusura sulla candidatura in Liguria di Giovanni Toti – ieri molto duro con Fitto, reo di aver governato una regione “devastandola” e di aver “bloccato il rinnovamento” salvo poi ergersi a paladino”. Intanto in Puglia i fittiani si mobilitano e mettono in moto la macchina organizzativa del partito. Nei prossimi giorni si terranno i congressi cittadini utoconvocati dalla maggioranza assoluta degli iscritti, a norma dell’art. 33bis dello Statuto di FI, per eleggere “democraticamente” i coordinatori e il direttivo. Un’iniziativa che sarà presto esportata in altri Comuni e province d’Italia. Caos nel caos.