Si è consumato un rito antico. Altre trecentosessantacinque giornate si sono dissolte e già abbiamo iniziato a pensare all’anno che è appena arrivato. Succede, più per caso che per necessità, di fermarsi un attimo, ed è quell’attimo che ci consente di mettere a fuoco che questo tempo così prezioso ancora una volta è fuggito, disperso nel nulla, senza lasciare quasi, traccia di sé. Come è andato per ognuno di noi il 2019, lo sappiamo. Un disastro per molti ma anche portatore di cose belle per altri. Di certo, il 2019 è stato un anno tipico della stagione storica che ci tocca vivere che si caratterizza per un apparente fenomeno di diffusa, capillare e istantanea informazione, ma, in realtà, siamo sistematicamente bombardati di notizie per le quali facciamo fatica a discernerne le cause dagli gli effetti.
Questo “sbianchetta” la nostra identità, in quanto non facciamo altro che rimuginare una notizia per poche ore (per non dire minuti) per passare repentinamente e senza alcuna elaborazione ad una altra notizia di maggiore impatto mediatico rispetto alle altre e così via senza soluzione di continuità.
In questo modo ci condanniamo a vivere un eterno presente che non conosce il passato e che non ha alcuna visione del futuro. Mi preme sottolineare questo comportamento diffuso, perché credo che l’anno che oramai abbiamo alle spalle, tra le sue luci e ombre, ha rappresentato soprattutto questa negativa particolarità. Una tendenza di massa che ha facilitato la diffusione della paura per tutto ciò che non immediatamente comprendevamo, spianando la strada agli odiatori di professione. Basti pensare che per diversi mesi del 2019 non facevamo altro che discutere e dividerci sulla complessa questione dell’immigrazione. Questo problema aveva assorbito tutti gli altri, indipendentemente dalle posizioni che si assumevano. Oltre all’informazione, la politica è un altro tasto dolente del nostro Paese. Una politica, quella italiana, che rappresenta sempre più un sistema allo sbando.
È mancato largamente in questi mesi il merito dei problemi: il programma e gli obiettivi che sarebbe necessario darsi per fronteggiare la crisi e avviare un modello di sviluppo radicalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E scompaiono dal dibattito politico, da una parte, la società con le sue sofferenze e, dall’altra, i soggetti (il lavoro, lo sviluppo e la ricerca) che dovrebbero essere il perno di un cambiamento radicale del paese. Nel merito, tutto il dibattito (quando c’è) si sta riducendo a essere a favore o contro il “Salvini”, come se si trattasse di una sorta di mantra che ci evita di affrontare le questioni concrete che abbiamo sul tappeto. In ogni caso, guardiamo al futuro. Anche noi non possiamo sottrarci dal fare gli auguri ai nostri lettori de ILFOGLIETTONE.IT per il nuovo anno, il 2020, sperando che nonostante bisesto, sia portatore di ogni bene. D’altra parte, sperare è umano.