C’e’ tutto lo stato maggiore di +Europa, da Emma Bonino a Benedetto Della vedova, al Pd con Roberto Giachetti e Filippo Sensi, ma c’e’ anche il parlamentare della Lega Giuseppe Basini e quello di Fi Giuseppe Moles. Con loro semplici cittadini e molti giornalisti. La manifestazione contro la chiusura di Radio radicale si e’ svolta stamane a Roma, a piazza della Madonna di Loreto, colorata da tanti palloncini gialli e da tante bandiere. Mentre i turisti sciamavano a pochi passi di distanza tra Fori imperiali e Vittoriano, la voce di Massimo Bordin, storico direttore e conduttore della rassegna stampa piu’ ascoltata da politici e giornalisti, echeggiava sotto i pini di Roma. Un applauso ha accolto la registrazione dell’ultimo intervento di Bordin, scomparso pochi giorni fa.
Poi il testimone e’ passato a Vincenzo Vita, di Articolo 21, a Federico Mollicone di Fdi fino a tornare a una esponente storica dei radicali, Emma Bonino. “Radio Radicale fornisce un servizio non paragonabile a quello fatto da altre testate – ha detto la senatrice – dalle trasmissioni dei congressi a quelle dei processi, senza dimenticare lo storico archivio. Non si capisce perche’ si voglia chiudere la radio, se non per la paura della trasparenza. Proveremo tutte le strade possibili a livello parlamentare ma e’ utile anche la pressione dell’opinione pubblica” ha spiegato. “Senza una proroga, la radio chiude, c’e’ un appello trasversale di molti parlamentari per una proroga, lavoriamo e ci impegniamo perche’ il consenso si allarghi e il Governo ci ripensi” ha affermato il direttore Alessio Falconio. “Forza italia – ha detto la capigruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini – e’ solidale con quanti, giornalisti e cittadini, oggi sono scesi in piazza per difendere Radio radicale e chiedere al governo il rinnovo della convenzione”.
I FATTI
Radio Radicale, la storica emittente radiofonica legata al Partito Radicale di Marco Pennella, rischia di chiudere. Lo scorso 15 aprile il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Vito Crimi, ha annunciato che il governo non intende rinnovare la convenzione stipulata con la radio nel 1994, e da allora sempre rinnovata, per trasmettere le sedute del Parlamento in cambio di un finanziamento da 10 milioni di euro l’anno. “È intenzione di questo governo”, ha detto lunedì il sottosegretario Crimi, “non rinnovare la convenzione con Radio Radicale. Un servizio che Radio Radicale ha svolto per 25 anni senza alcun tipo di valutazione, come l’affidamento con una gara. Nessuno ce l’ha con Radio Radicale né vuole la chiusura. Sono questi i termini della questione, non altri”.
Emma Bonino, storica leader dei Radicali, ha definito le parole di Crimi “totalmente imprecise” e ha ricordato che Radio Radicale ha vinto regolarmente una gara nel 1994 e da allora ha sempre chiesto che il servizio venisse sottoposto a nuove gare per l’assegnazione. La convenzione con il governo e il finanziamento pubblico che Radio Radicale riceve in quanto radio di partito, che ammonta attualmente a 4 milioni di euro l’anno (ma è destinato a cessare entro il 2022), sono le uniche fonti di finanziamento della radio, che non trasmette pubblicità e quindi rischia la chiusura.