Pompei, riapre Casa dei Ceii insieme a Praedia Giulia Felice

La dimora è celebre per le pitture sulle alte pareti del giardino con scene di ispirazione egizia

Casa dei Ceii

Da domani riaprono al pubblico due importanti dimore pompeiane, la Casa dei Ceii, celebre per le pitture sulle alte pareti del giardino con scene di ispirazione egizia e animali selvaggi, e i Praedia di Giulia Felice, grande complesso residenziale con ampi spazi verdi, ricche decorazioni e un lussuoso quartiere termale privato. La domus dei Ceii era chiusa da diversi anni, mentre i Praedia di Giulia Felice erano stati in parte riaperti dopo il restauro degli apparati decorativi effettuato tra il 2015 e il 2016 nell’ambito del Grande Progetto Pompei.

I due edifici sono stati al centro di interventi di riqualificazione, regimentazione delle acque meteoriche e manutenzione delle coperture, resi necessari da una progressiva perdita della loro funzionalita’ che negli anni stava esponendo a un rischio degrado gli ambienti sottostanti, che hanno intonaci decorati e pavimenti di grande pregio. Gli interventi realizzati fanno parte del progetto ‘Italia per Pompei’ finanziato con fondi della Comunita’ Europea Por-Fesr 2007 -2013, che gia’ aveva interessato altre case della Regio I e II, tra cui la domus del Larario Fiorito e quella del Triclinio all’aperto, riaperte lo scorso anno. Torna, dunque, nuovamente visibile la grande scena di caccia con animali selvatici che orna la parete di fondo del giardino della Casa dei Ceii nonche’ i paesaggi egittizzanti popolati di pigmei e di animali tipici del delta del Nilo raffigurati sulle pareti. Il tema delle pitture testimoniava probabilmente un legame e un interesse specifico che il proprietario della domus aveva per il mondo egizio e per il culto di Iside, particolarmente diffuso a Pompei.

Il grande affresco sara’ presto oggetto di uno specifico restauro, che sara’ realizzato anche davanti ai visitatori del sito. Nella casa sara’ riproposto parte dell’allestimento originario, con la ricollocazione del tavolo in marmo e della vera di pozzo nell’atrio, dove e’ anche visibile il calco di un armadio e il calco della porta di accesso della casa, cosi’ come nella cucina e’ visibile una piccola macina domestica. La proprieta’ della domus e’ stata attribuita al magistrato Lucius Ceius Secundus, sulla base di una iscrizione elettorale dipinta sul prospetto esterno della casa. La facciata, rivestita a riquadri in stucco bianco e con il portale coronato da capitelli cubici, e’ esemplificativa dell’aspetto severo che doveva avere una casa di livello medio d’eta’ tardo sannitica (II sec. a.C.). Al centro dell’atrio tetrastilo peculiare e’ la vasca dell’impluvio, realizzata con frammenti di anfore posti di taglio, secondo una tecnica diffusa in Grecia ma che Pompei trova solo un altro confronto nella casa della Caccia Antica.

Il grande complesso dei Praedia, sorto alla fine del I sec. a.C. dall’accorpamento di costruzioni preesistenti, si presenta invece come una sorta di villa urbana, provvista di ampi spazi verdi e articolata in quattro diversi nuclei con ingressi indipendenti: una casa ad atrio, un grande giardino su cui si aprono gli ambienti residenziali, un quartiere termale riccamente decorato e un vasto parco. Il complesso deve il suo nome ad un’iscrizione dipinta in facciata, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in cui l’ultima proprietaria, Giulia Felice, dopo il terremoto del 62 d.C., annunciava la locazione di parte della sua proprieta’. Al periodo post-sisma risale un unitario rinnovamento decorativo che interesso’ gran parte degli ambienti, tra i quali spicca il triclinio (sala da pranzo) estivo, rivestito a mo’ di grotta, con giochi d’acqua attorno ai letti conviviali e aperto sul portico scandito da pilastri marmorei. La casa, scavata e poi ricoperta al termine delle esplorazioni di eta’ borbonica, e’ stata interamente portata alla luce negli anni ’50 del Novecento.