Ponte Morandi, controlli antimafia nel cantiere: risolto contratto con Tecnodem Srl

Ponte Morandi, controlli antimafia nel cantiere: risolto contratto con Tecnodem Srl
14 maggio 2019

Risolto, da parte della struttura commissariale per la demolizione e ricostruzione del viadotto Polcevera di Genova, il contratto con la ditta Tecnodem S.r.l. Unipersonale, con sede a Napoli, dopo l’interdittiva arrivata dalla prefettura sulla base degli accertamenti della Dia di Genova sulla permeabilità a infiltrazioni mafiose. La risoluzione del contratto è stata pubblicata sul sito della struttura commissariale. Alla ditta, affidataria di un contratto di subappalto nell’ambito della ricostruzione del ponte, la Dia di Genova ha notificato l’interdittiva antimafia era impegnata nelle attività legate alla ricostruzione del viadotto e si occupa di demolizioni industriali di materiale ferroso. L’azienda, per gli inquirenti, è ritenuta “permeabile ed esposta al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso”.

E’ lo stesso ex procuratore capo di Genova e responsabile anti-corruzione della struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera, Michele Di Lecce, ad annunciare che la Tecnodem Srl di Napoli, la ditta impegnata nei lavori di demolizione di Ponte Morandi nei cui confronti è stata emessa dalla prefettura di Genova un’interdittiva antimafia, “da oggi è estromessa dai lavori del cantiere. Giusto il tempo di portare via i mezzi. È finito il subappalto”. Di Lecce fa sapere anche che “il contratto non era direttamente con la struttura commissariale ma un subappalto di una ditta demolitrice”. “I controlli – sottolinea il responsabile anti-corruzione della struttura commissariale – hanno funzionato. Gli accertamenti sono stati fatti fin dai primi momenti in cui l’azienda ha avuto accesso al cantiere ma finché non c’è stata l’interdittiva non c’erano possibilità di escluderla dal subappalto”.

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L’Amministratore di Tecnodem S.r.l., da quanto reso noto, è una donna, Consiglia Marigliano, consuocera di Ferdinando Varlese, 65 anni, condannato nel 1986 dalla Corte d’Appello di Napoli per associazione per delinquere e nel 2006 per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose. Per questo, ritenendo che l’azienda dati questi elementi si ponga “in una condizione di potenziale asservimento o condizionamento” si è deciso per l’interdittiva.

“Quanto accaduto a Genova dimostra che quando le parti sociali ed istituzionali fanno accordi e lavorano in sinergia i risultati sono sempre positivi”. Lo ha dichiarato il segretario nazionale Filca-Cisl, Stefano Macale, commentando l’interdittiva antimafia per una azienda impegnata nei lavori del ponte Morandi. “La collaborazione tra tutti i soggetti interessati, è bene ribadirlo, non porta vantaggi solo ai lavoratori ed al settore, ma a tutta la collettività, che ha interesse che le opere siano realizzate in modo sicuro e regolare, da aziende che rispettano le norme. Spero che questa vicenda sia un monito per tutti – ha concluso Macale – e che porti il governo ad un pieno coinvolgimento dell’Anac e a rivedere le norme sul subappalto”.

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