Ponte sullo Stretto, avanti tutta. Il governo Meloni, in barba ai tanti detrattori, mette nero su bianco il via libera alla realizzazione della grande opera, ritenuta dallo stesso esecutivo, “prioritaria e di preminente interesse nazionale”. E’ tutto contenuto nella bozza della manovra, partendo proprio dalla riattivazione della società Ponte Stretto Spa. Una società controllata all’81,84% da Anas (oggi parte di Ferrovie dello Stato) e partecipata da Rete ferroviaria italiana (Rfi), Regione Calabria e Regione Siciliana, costituita nel 1981 e chiusa nel 2013, dall’allora presidente del Consiglio, Mario Monti. La liquidazione, che si sarebbe dovuta completare “entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore”, come scrive la Corte dei conti in una relazione del 2018, dunque nel 2014, si trascina in realtà da otto anni. Ma oggi si cambia. “Per riavviare il progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina prevista la riattivazione della società Stretto di Messina Spa attualmente in liquidazione”, si legge nella bozza della legge di Bilancio.
Ricapitalizzazione della Società Stretto Messina
Non solo. Per dare forza finanziaria alla stessa società, la manovra, all’articolo 82, prevede che “al fine di sostenere i programmi di sviluppo e il rafforzamento patrimoniale della società, Rfi e Anas sono autorizzate, proporzionalmente alla quota di partecipazione, a sottoscrivere aumenti di capitale o diversi strumenti, comunque idonei al rafforzamento patrimoniale, anche nella forma di finanziamento soci in conto aumento di capitale, sino all’importo complessivamente non superiore a 50 milioni di euro”. Rimpinguare le casse ma soprattutto spazzare via lacci e laccioli per viaggiare spediti. E così, nell’articolo, che nella bozza precedente non c’era, si spiega che “al fine di rilanciare l’economia del Paese attraverso il completamento della rete infrastrutturale primaria e contribuire agli obiettivi dell’Unione europea relativi alla Rete transeuropea dei trasporti, il collegamento stabile, viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente ed opere connesse è opera prioritaria e di preminente interesse nazionale”. Non solo. Dalla data di entrata in vigore della legge e fino al termine “sono sospesi i giudizi civili pendenti con il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell’opera”.
Il commissario straordinario
Inoltre, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della manovra, si sottolinea nella nuova bozza del provvedimento, “la Società Stretto di Messina sottoscrive l’integrale rinuncia al contenzioso in relazione ai giudizi instaurati e pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge fra la Società, e le amministrazioni pubbliche, a completa tacitazione di ogni diritto e pretesa”. E tra i contenziosi, c’è quello per cui la Società spa pubblica ritiene di dover ricevere 325 milioni per indennizzo per la revoca della concessione e dei lavori già effettuati. Insomma, il governo intende fare sul serio e presto. A tal punto che ha già previsto che l’attuale Commissario liquidatore, Vincenzo Fortunato, “resta in carica in qualità di Commissario straordinario del Governo per la gestione ordinaria della Società nelle more della nomina degli organi sociali”.
La rete europea Ten-t
La politica, intanto, bussa a Bruxelles affinché il Ponte venga inserito tra le infrastrutture “della rete Ten-t. attualmente in fase di revisione”. “Esortiamo la Commissione europea a colmare una mancanza paradossale” scrivono in una lettera inviata alla presidente della Commissione von der Leyen e al Commissario europeo ai Trasporti, Adina Valean, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, ricordando che la stessa Valen ha definito il Ponte sullo Stretto “un’infrastruttura di rilevanza europea”. Infatti, l’opera dovrebbe far parte, inevitabilmente, del cosiddetto corridoio scandinavo-mediterraneo che attraversa il Mar Baltico, la Germania, le Alpi e l’Italia. Staremo a vedere.