Salute e Benessere

Post Covid, appello a malati maculopatie: no stop a cure

Tra gli effetti dell’emergenza Covid ci sono anche le conseguenze sulle persone affette da altre patologie, come per esempio le maculopatie, come la degenerazione maculare legata all’età essudativa o l’edema maculare diabetico, che hanno interrotto le terapie durante il lockdown e ora faticano a riprendere confidenza con gli ospedali. Per questo motivo il Comitato Macula, prima e unica Associazione italiana nata per dare voce ai pazienti affetti da queste patologie, ha lanciato un appello attraverso il suo presidente, Massimo Ligustro.

“I pazienti – ha detto ad askanews – frequentano malvolentieri l’ambiente ospedaliero, perché temono possa essere, in qualche modo, non sicuro. Questa è fondamentalmente la causa per cui i pazienti si sono allontanati dai Reparti di Oculistica e hanno interrotto i trattamenti. Questo fa sì che molte persone corrano il rischio di un regresso della malattia, con conseguenze anche gravi”. “Non è detto – ha aggiunto Ligustro – che possano tornare alla qualità di vita e di visione che avevano ottenuto con i trattamenti”. Per quanto riguarda gli ospedali, però, la situazione della sicurezza è sotto controllo. Ne abbiamo parlato con il professor Massimo Nicolò, responsabile del Centro Retina Medica e Maculopatie presso la Clinica oculistica dell’Ospedale San Martino di Genova.

“Noi – ci ha spiegato – abbiamo adottato e stiamo adottando tutte le necessarie misure di sicurezza previste dal governo. Per questo, voglio rassicurare tutti i pazienti e in particolare i pazienti maculopatici, che seguiamo da vicino. Però, proprio per il fatto che siamo tenuti a seguire queste nuove procedure di distanziamento fisico e di utilizzo di dispositivi di protezione individuale, è chiaramente impossibile poter seguire il numero di pazienti che curavamo nel periodo pre Covid”. Per fare fronte a questa situazione, il Professor Nicolò ipotizza delle nuove modalità per garantire il trattamento dello stesso numero di pazienti del periodo precedente all’emergenza sanitaria, nel rispetto delle nuove disposizioni.

Partendo da un elemento fondamentale: “Effettuare le iniezioni intravitreali in un ambiente che non sia più la sala operatoria – ha proposto il Professore – luogo che inevitabilmente prevede tutta una serie di aspetti particolari. La prima cosa, a nostro avviso, sarebbe quella di creare quelle che il mondo anglosassone definisce clean room, stanze pulite: ambulatori dotati, per esempio, di piccole cappe a flusso laminare, che sono strumenti facilmente trasportabili, grazie ai quali, per chi è nel raggio d’azione, si crea una situazione di sterilità”. Si tratta di un’ipotesi, secondo il professor Nicolò, pienamente sostenibile anche dal punto di vista economico. Il tema dei costi, però, riguarda anche i pazienti, che spesso devono raggiungere centri di cura distanti. “Noi – ha concluso Ligustro – abbiamo istituito una convenzione con un gruppo bancario: chiunque si registra sul nostro sito riceve 2mila euro a Taeg 0 su una carta ricaricabile, per permettere alla persona di sostenere le spese necessarie a curarsi”. Si tratta di diverse soluzioni, che hanno lo scopo di sostenere chi soffre di maculopatie, ribadendo l’importanza di non interrompere le cure.

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