La Cina s’attende che i balbettamenti nelle relazioni tra Europa e Stati uniti le offrano nuove opportunità per consolidarsi sul ricco mercato Ue e di accrescere la sua influenza sull’estremo occidente dell’Eurasia. Con questo spirito il primo ministro Li Keqiang (foto) arriva questa settimana nel Vecchio Continente, appena lasciato dal presidente Usa Donald Trump, per un viaggio importante che durerà fino al 2 giugno. “La visita imminente del premier cinese Li Keqiang in Europa, dal 31 maggio al 2 giugno dovrebbe approfondire e arricchire le relazioni della Cina con l’Unione europea in un momento di crescente incertezza globale”, scrive l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. Il numero due di Pechino si recherà in Germania e a Bruxelles, dove incontrerà i leader europei “in uno sforzo per rafforzare la reciproca fiducia politica ed espandere la cooperazione pragmatica tra le due parti, per iniettare nuovo impeto alle relazioni”. Si tratta delle nona visita in Europa di Li, la terza in Germania, da quando è diventato premier nel 2013. A questo fa da contraltare un frequente viavai in Cina di leader europei, sia degli Stati membri che delle istituzioni di Bruxelles. Nella capitale europea, il capo del governo cinese prenderà parte alla 19ma riunione dei leader Cina-Ue.
Particolarmente atteso è l’incontro in Germania tra Li e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che s’è detta delusa dalla posizione di Trump al G7 e che punta a rilanciare il motore franco-tedesco dell’Ue, dopo l’elezione a Parigi come presidente dell’europeista Emmanuel Macron e in vista di una sua molto probabile rielezione a cancelliera a settembre. A rafforzare la tendenza dell’Europa e della Cina ad abbracciarsi sono le incomprensioni nei rapporti transatlantici, che sono emersi in tutta la loro evidenza anche nel G7 di Taormina concluso ieri. Sia sul tema del protezionismo, sia su quello dell’ambiente è apparso chiaro che l’elezione alla Casa bianca di Donald Trump offre a Pechino un’occasione d’oro per inserirsi in un rapporto consolidato. La Cina, d’altronde, è sempre stata favorevole al processo di costruzione europeo, anche perché spera che un’Ue più coesa e politica possa emendarsi dall’influenza di Washington. In un commento sul China Daily, Fraser Cameron, analista dello EU-Asia Center di Bruxelles, rileva un “allineamento più stretto tra l’Ue e la Cina su molte questioni: quando gli alti esponenti delle due parti hanno recentemente fatto il punto sull’agenda Ue-Cina 2030, hanno potuto renderi conto di un rimarchevole livello di progressi”. Bruxelles e Pechino “sono emersi come i due più importanti difensori del sistema multilaterale, specialmente nel libero mercato e in relazione all’accordo sul clima di Parigi”.
Pechino rappresenta un’alternativa importante per un’Unione europea chiusa a est dalla Russia e con Stati uniti trumpiani orientati alla dottrina dell'”America First” e poco interessati a coltivare i rapporti economici e politici con l’Europa. La strategia “Belt and Road”, cioè il piano infrastrutturale euroasiatico lungo le nuove Vie della Seta promosso dal presidente cinese Xi Jinping, potrebbe portare nel Vecchio Continente, soprattutto nei paesi della Nuova Europa, ingenti investimenti dalla Repubblica popolare. Non a caso, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post, ieri uno dei fondi più importanti del governo cinese destinato ai paesi dell’Europa dell’Est – la Sino-CEEF Holding – ha annunciato di avere in programma 100 progetti in questi paesi per un totale di 10 miliardi di dollari. La Sino-CEEF Holding è stata lanciata a novembre dello scorso anno da Li a Riga, in Lettonia. Molti dei paesi europei, d’altronde, hanno aderito immediatamente alla costituzione della Banca per gli investimenti nelle infrastrutture asiatiche (AIIB), il fondo costituito da Pechino che è stato snobbato da Stati uniti e Giappone. Non che manchino le dispute tra Ue e Cina. Tuttavia recentemente c’è poca volontà di enfatizzarle. Per esempio, la questione del riconoscimento dello status di economia di mercato a Pechino da parte dell’Ue, al momento, non sembra essere un motivo polemico tra le due parti. Se ne discute a livello di Organizzazione mondiale per il commercio, fuori dal radar delle dichiarazioni ufficiali.