Si confrontano poco più di un’ora il leader dei partigiani di 93 anni e il premier di 42 anni. Ad ascoltarli oltre quattromila persone che hanno sfidato il maltempo per seguire l’evento più atteso del cartellone della Festa dell’Unità. Più atteso e più temuto, visto lo spiegamento di forze dell’ordine. Inizia Smuraglia che senza frasi ad effetto, con pacatezza ma anche decisione ha inferto i primi colpi al segretario del Pd, snocciolando i “difetti” dei questa riforma costituzionale. “Per aggiustare il ping pong tra Camera e Senato si poteva fare in una settimana. Questa riforma non va bene, una delle due camere viene ridotta allo zero, invece si lascia la Camera intatta e il Senato vengono meno 200 senatori. Se poi fossero particolarmente specializzati ed eletti dal popolo, ma non è così”. E anche la modalità con cui saranno eletti i senatori non si capisce: “in conformità con la volontà popolare non significa nulla, perché le modalità verranno dettate da una legge”. Poi stuzzica chi gli siede a sinistra, che nei mesi scorsi aveva legato l’approvazione del ddl Boschi col suo futuro da premier: “Ci si è resi conto che la posizione era pericolosa. Qualcuno deve avergli detto attento, se va male ti tocca andar via davvero. E allora si è cambiato rotta”. Renzi, con i suoi modi, ribatte punto per punto.
“Il nostro è un Paese con un eccesso di politici e poca politica. Il bicameralismo paritario non esiste in nessun altro Paese e non lo volevano né la Dc né il Pci. Dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro per il popolo italiano. Può darsi che lo stile non sia perfetto ma se si ritorna daccapo, l’Italia ha perso un’occasione”. E sul cambio di direzione arrivato a fine estate, puntualizza ancora: “Io ho pensato che quella frase fosse un atto di responsabilità. Ma nei mesi estivi tutto il Pd mi ha chiesto di cancellare questo argomento. Non mi sentirete più parlare di questo. Quello che penso sia giusto fare lo tengo per me, quello che è giusto dire lo dico”. Un passaggio, durante il dibattito, c’è anche sul tema della legge elettorale: “Non era un ddl governativo l’Italicum, non ce ne può essere un altro” precisa Renzi. Il Pd è pronto a discutere, ma “voglio vedere le carte da quelli fuori la coalizione, Sel, Forza Italia, Grillo, Lega: se avete proposte noi ci siamo, ma non ci prendiamo in giro”.