Politica

Premierato, nuova formulazione anti ribaltone. C’è ok leader di maggioranza

Via libera dei leader del centrodestra alla nuova riformulazione dell’emendamento all’articolo 4 del ddl sul premierato, quello che contiene la discussa norma anti ribaltone. Nel precedente testo messo a punto dalla maggioranza nell’ultimo vertice si ipotizzava il potere di chiedere lo scioglimento da parte del premier eletto in caso di “mozione motivata” di sfiducia da parte di una delle Camere, non contemplando dunque l’ipotesi che venisse a mancare la fiducia, ove richiesta, su un provvedimento. Nella nuova versione, a quanto si apprende, si prevede che “in caso di revoca della fiducia del presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il presidente della Repubblica scioglie le Camere”. Ma c’è anche la possibilità che il premier presenti dimissioni volontarie “previa informativa parlamentare”.

In questo caso, “questi può proporre entro sette giorni lo scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica che lo dispone. Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire per una sola volta nel corso della legislatura l`incarico di formare il governo al presidente dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio”. Va ricordato che l’informativa, a differenza della risoluzione, non prevede un voto del Parlamento. In pratica, rimane la previsione di un secondo premier (per una sola volta) ma si rafforza la possibilità dell’eletto di chiedere lo scioglimento delle Camere.

 

Meloni: bene accordo

“L’opposizione fa il suo lavoro, mi sembra abbastanza normale. Loro non vogliono l’elezione diretta del capo del governo. E’ una posizione legittima ed è normale che cerchino di realizzarla con gli emendamenti. Per quel che riguarda la maggioranza sono molto contenta che lavorando si sia trovata una formulazione della norma che è più chiara rispetto alla precedente e che ribadisce un fatto semplice: sono gli italiani che devono scegliere da chi farsi governare, serve stabilità dei governi, basta con gli inciuci, il trasformismo, i governi tecnici, la democrazia si esercita se risponde alla volontà dei cittadini”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti a Tokyo.

“E’ quello – ha aggiunto – che stiamo cercando di realizzare, non mi stupisce che altri che in questi anni hanno privilegiato i governi costruiti nel Palazzo siano contrari. Rimane che abbiamo avuto un mandato dagli italiani e intendiamo portare avanti la riforma che considero la madre di tutte le riforme perchè una forza e una stabilità della politica può generare anche tutte le altre riforme necessarie”.

 

Il pallino resta al premier

 

Gli emendamenti al ddl sul premierato “li presenta il governo” e saranno 4. Lo dice ad Askanews il presidente della commissione Affari costituzionali, e relatore del provvedimento, Alberto Balboni. “Uno riscrive l’articolo 3, uno riscrive l’articolo 4 e – spiega – un paio sono su questioni tecniche”. “Li presenta il governo e non più la maggioranza perché – fa sapere Balboni – essendo una legge di iniziativa governativa e su cui i leader hanno impegnato direttamente la loro faccia, considerando che una è premier e gli altri due vice premier, si è pensato che sia più giusto così per blindare l’intesa al massimo livello”. Per Baldoni, “la vera novità è che il pallino con questa riformulazione resta sempre in mano al premier eletto”. 

“Ci sono due procedure diverse – aggiunge -. In caso di sfiducia motivata si va diritti allo scioglimento delle Camere e a elezioni. Chiaramente, il premier può sempre bloccare dimettendosi un minuto prima. Invece, in caso ci sia il cosiddetto incidente di percorso, per esempio il governo pone la fiducia e va sotto per mille motivi, si tratta di capire se il motivo è che è venuto meno il rapporto di fiducia tra premier e Parlamento, e allora si segue una strada, se invece è appunto un incidente di percorso se ne sceglie un’altra. Però il pallino resta sempre in mano al premier perché è lui, anche con un percorso che prevede di presentarsi alle Camere con un’informativa, a decidere se dimettersi” e aprire la strada a un secondo premier nell’ambito della stessa maggioranza “oppure entro sette giorni chiedere lo scioglimento”.

Le opposizioni con 2mila emendamenti

Intanto, sono circa 800, a quanto si apprende, gli emendamenti che il Pd ha deciso di presentare al ddl sul premierato. La segretaria dem, Elly Schlein, nei giorni scorsi ha preannunciato una dura battaglia sul testo di riforma tanto caro alla premier Giorgia Meloni. “Il mito della governabilità genera mostri – afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro -. Il Premierato all’italiana di Meloni e soci è un pasticcio, una proposta inemendabile. Un testo sbagliato non si può modificare o migliorare, ma solo bocciare. Non sono d’accordo tra di loro e presentano un’accozzaglia di norme pasticciate che non servono a garantire la stabilità del Paese. Siamo contrari al presidenzialismo, al semi-presidenzialismo e al premierato perché riteniamo che la figura del Presidente della Repubblica, unico garante dell’unità del Paese, vada tutelata e non messa in mora. Alleanza Verdi e Sinistra è contraria all’elezione diretta del Premier, ed è contraria alla messa in mora del Presidente della Repubblica. AVS in commissione ha presentato oltre 1000 emendamenti dalla sfiducia costruttiva ai quorum di garanzia, dai soppressivi sull’elezione diretta al ruolo del Parlamento”. 

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