Presentata la proposta di “legge Mori”. Il Genarale dalle aule di tribunale al set cinematografico
Attraverso una lunga intervista con Giovanni Negri, l’ex direttore del Sisde ripercorre le tappe più importanti della sua vita
A pochi giorni dalla sentenza di Cassazione che lo ha assolto definitivamente da ogni accusa, il generale Mario Mori, già comandate dei Ros e direttore del Sisde, ha presentato insieme a Giovanni Negri, la proposta di legge che porta il suo nome. E annunciato il nuovo film diretto da Ambrogio Crespi “Il generale Mori. Un’Italia a testa alta”, prodotto da Indexway. Giovanni Negri, già segretario del Partito Radicale, ex parlamentare europeo e giornalista, nonché creatore della Convenzione della Marianna a febbraio scorso, ha spiegato la proposta durante una conferenza organizzata nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, alla quale hanno partecipato anche il segretario della Marianna Riccardo Chiavaroli e l’avvocato Fabio Ghiberti, esponente della nuova organizzazione lanciata a Bologna lo scorso febbraio.
COSA E’ LA LEGGE MORI Giustizia Penale oggi spesso significa integrale incertezza del tempo di celebrazione del processo, arbitrio indiscriminato verso la libertà e la reputazione di ciascuno, non di rado vite spezzate, carriere stroncate, tracolli economici, famiglie e imprese fallite, carceri ricolme di detenuti in attesa di giudizio, statistiche shock sulle assoluzioni giunte al termine di un calvario giudiziario. A questa lunga notte del Diritto che produce ingiustizia, ineguaglianza davanti alla legge e offesa alle libertà civili, occorre porre fine con una legge, una norma che abbia valore di principio assoluto: la decadenza automatica dell’azione penale in caso di superamento di termini temporali tassativamente definiti, da rapportarsi all’entità del reato. Noi l’abbiamo battezzata Legge Mori, dal nome del Caso Mori”, ha spiegato Giovanni Negri. “Proprio perché il caso Mori è la metafora del declino di questa Italia, delle leggi piegate al comodo proprio, dei cittadini senza Stato di Diritto, obbligati dalla giustizia e dall’informazione al silenzio degli innocenti. Il caso Mori è la metafora dello Stato al rovescio, della malagiustizia e della burocrazia. Il caso Mori come metafora del dovere di ricostruire”. La non Giustizia italiana, il non Stato di Diritto sono oggi la minaccia più grave alla libertà del cittadino e insieme l’ostacolo più grande alla ricostruzione economica del Paese. In Italia le condizioni drammatiche del sistema giudiziario, amministrativo e burocratico hanno causato la perdita di centinaia di miliardi annui di potenziali investimenti. Nel Paese dove ci si balocca con i bonus elettorali e il reddito di cittadinanza quali sedicenti motori di ripresa economica, migliaia di imprenditori – stranieri e italiani – nello scorso decennio hanno sperato, tentato e infine rinunciato a investire nei più diversi settori (dal turismo all’energia, dalla grande distribuzione all’ambiente), con un danno occupazionale ed economico quantificabile fra l’ 1 e i 3 punti di Prodotto Interno Lordo. A questa prolungata, cieca ostilità contro gli investimenti di chi vuole puntare sulla propria attività e sul futuro di questo Paese, occorre porre fine con la previsione di sanzioni molto pesanti (sino alla configurazione di un reato penale) per il mancato rispetto di termini temporali tassativi per autorizzare o meno i progetti di investimento in grado di creare economia produttiva, occupazione, sviluppo.
IL FILM In cantiere il prossimo docufilm di Ambrogio Crespi sulla vita di Mario Mori “Il Generale Mori. Un’Italia a testa alta”. Il film completa la “trilogia sulla giustizia” iniziata con “Enzo Tortora, una ferita italiana” e proseguita con “Spes contra Spem – Liberi dentro”. Per la prima volta il Generale Mario Mori si racconta: davanti all’occhio cinematografico di Ambrogio Crespi, attraverso una lunga intervista “face to face” con Giovanni Negri, Mori ripercorre le tappe più importanti della sua storia. Dal rapporto con il padre, a cui dava rigorosamente del “lei”, ai momenti più rilevanti della sua carriera militare. Dagli anni della lotta al terrorismo come comandante della Sezione Anticrimine del Reparto Operativo di Roma, all’epoca siciliana: il rapporto con Falcone e Borsellino, la nascita dei Ros e del nuovo “metodo” per la lotta alla mafia, gli arresti eccellenti, fino alle dolorose vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto e da cui è uscito totalmente innocente. E poi la nomina come direttore del Sisde all’inizio del nuovo millennio e di una nuova “guerra”, quella contro il terrorismo internazionale. Le parole e i ricordi si alternano a ricostruzioni cinematografiche di alcuni momenti importanti della vita del Generale, e agli interventi di magistrati, giornalisti e di alcuni dei “suoi” uomini, come l’allora capitano Giuseppe De Donno, autore della famosa informativa “mafia e appalti”, che hanno acconsentito a partecipare a quello che è un vero e proprio ritratto di un pezzo importante della storia italiana. Il film di Ambrogio Crespi, che verrà presentato ad importanti festival cinematografici, è prodotto da Indexway, l’ufficio stampa è di Kepler Edizioni.