Presidenza Ue, ora è il turno della Romania. Ma è guerra interna tra “presidenti”

Presidenza Ue, ora è il turno della Romania. Ma è guerra interna tra “presidenti”
Klaus Iohannis e Liviu Dragnea
28 dicembre 2018

Uno è il capo dello Stato, l’altro che si fa chiamare “signor Presidente”. Sono Klaus Iohannis, presidente romeno di centro destra, e Liviu Dragnea, leader del partito socialdemocratico al governo in Romania. E si scontrano da due anni su quasi tutti i temi di politica interna ed estera. Una contrapposizione che si innesta nella presidenza di turno Ue che la Romania assumerà dall’1 gennaio. Dragnea, 56 anni, aveva come obiettivo diventare primo ministro dopo la netta vittoria del suo Psd alle elezioni del 2016. Ma le sue ambizioni si sono scontrate con il no di Iohannis che si è rifiutato di dargli l’incarico perché condannato per frode elettorale.

Si è dovuto così accontentare della presidenza della Camera, ma resta il vero direttore d’orchestra della maggioranza ed è definito l’uomo forte della Romania. Ha dimostrato la sua autorità eleggendo e facendo cadere due primi ministri in sette mesi e decidendo la nomina a gennaio 2017 della premier Viorica Dancila, “una perfetta marionetta” secondo i detrattori. Il suo obiettivo principale è stato modificare dall’interno il sistema penale e giudiziario e indebolire la Procura anti-corruzione, rea, a suo dire, di operare per scopi politici. Per questo Dragnea “vuole mettere fine agli abusi di cui sono vittime milioni di romeni”, in particolare politici, come lui. Le mosse del suo partito, però, sono state condannate da Iohannis e da Bruxelles. La risposta di Dragnea ha preso spunto dal sovranismo delle vicine Ungheria e Polonia, e ha denunciato il tentativo dell’Ue di “insinuarsi” negli affari interni del Paese.

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Dall’altra parte della barricata c’è Klaus Iohannis, eletto presidente, nella sorpresa generale, nel 2014, battendo l’ex primo ministro Victor Ponta. Il 59enne ex sindaco di Sibiu, componente della minoranza tedesca del Paese, ha un’immagine di uomo serio e rigoroso, che difende lo stato di diritto. A gennaio 2017 non ha esitato a scendere in strada per denunciare, insieme a migliaia di manifestanti, il primo tentativo del Psd di far passare il cosiddetto decreto “salva-corrotti”. Nei mesi successivi ha fatto ricorso diverse volte alla Corte Costituzionale per bloccare altri tentativi di modifiche e riforme e si è rifiutato di nominare ministri o procuratori voluti dalla maggioranza. “Farò tutto quello che posso affinché la Romania non faccia passi indietro in termini di indipendenza della giustizia”, ha dichiarato. Iohannis non è stato meno duro con il governo a proposito dell’importante appuntamento della presidenza Ue per cui Bucarest a suo avviso è “impreparata”. askanews

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