Cresce ogni giorno di piu’ nel centrosinistra il pressing per cambiare la legge elettorale. Da settimane sono in corso manovre per la costruzione del nuovo Ulivo e il dialogo tra Pisapia e la minoranza dem (potrebbe esserci un incontro dopo martedi’) e’ continuo. “A settembre dovranno decidere”, dice Tabacci. Ma l’esponente di Centro democratico si rivolge piu’ a Orlando e Cuperlo che a Bersani e Speranza. L’area del ministro della Giustizia e’ in sofferenza da tempo. L’obiettivo – ribadisce un deputato vicino al Guardasigilli – e’ quello di cercare di forzare la mano sul premio alla coalizione. Mettere Renzi di fronte al fatto compiuto che una larga parte del Pd chiede modifiche in questa direzione. Ma i vertici dem sottolineano che l’argomento ora non e’ in discussione, che si cambiera’ soltanto se ci sara’ il consenso sia di Berlusconi che di Grillo. Da M5s, osserva Di Battista in partenza per la Sicilia per un tour tutto agosto a bordo di mezzi elettrici, non arrivera’ alcun via libera.[irp]
Ma nel Pd la spinta e’ sempre piu’ forte: “Non e’ che Renzi ci puo’ lasciare solo il 10% dei posti e spedire solo noi a cercare i voti sul territorio”, si lamentava questa mattina in Transatlantico un deputato della minoranza. Per ora si lavora su strade parallele: la settimana scorsa al tavolo sul programma di Campo progressista c’era il dem Mucchetti ma nessun esponente di Mdp, pero’ gli emissari sono ancora a lavoro per ricucire lo strappo. Dall’altra parte Orlando non fa mistero di contare sull’asse con Franceschini: “E’ il buonsenso. Non ho l’ambizione di passare alla storia fra quelli che hanno riportato al governo la destra in Italia”, ha spiegato in un’intervista al ‘Manifesto’. Il ministro della Giustizia e’ netto: la battaglia si fa all’interno del Pd. Alcuni dei suoi, pero’, sono meno propensi a restare vincolati – sottolinea un senatore della minoranza – “al partito di Renzi”. “Con l’attuale legge elettorale ci condanniamo a un’ingovernabilita’ che esporrebbe il paese a rischi enormi, in un momento in cui si fa shopping di grandi asset industriali italiani. Partiamo dall’interesse nazionale, non dalle nostre beghe”, rilancia Orlando sottolineando che “la coalizione e’ un obbligo”. Renzi al momento pero’ non apre. La partita e’ rinviata a settembre. “Ma – giura un ‘big’ del Nazareno – la questione e’ gia’ chiusa”.[irp]