Il Mes “riveduto e corretto”, quello che è accessibile “senza condizioni” per le spese sanitarie, deve essere utilizzato, non si può dire no a prescindere. Pd e Italia viva partono in pressing sul presidente del Consiglio e, soprattutto, su M5s. Di fatto viene portata allo scoperto la discussione che già da giorni domina il dibattito interno alla maggioranza e che anche qualche giorno fa aveva occupato parecchio tempo del confronto tra Giuseppe Conte e i capi-delegazione dei partiti.
Nei giorni scorsi era stata soprattutto Italia viva a dire pubblicamente che non si può dire un no pregiudiziale ad uno strumento che permetterebbe all’Italia – senza condizioni – di disporre di circa 36 miliardi per spese legate appunto all’emergenza sanitaria. Una posizione sostenuta anche da Paolo Gentiloni e dal presiedente dell’Europarlamento David Sassoli, ma che oggi è stata ribadita con forza anche dai vertici del Pd: prima i due capigruppo in Parlamento e poi lo stresso segretario Nicola Zingaretti.
In realtà, spiegano, il leader Pd ha deciso di prendere posizione pubblicamente anche per evitare di lasciare solo a Renzi la bandiera dell’europeismo, nella convinzione che lo stesso presidente del Consiglio, alla fine, dirà che il Mes nella nuova versione non può essere rifiutato. Non solo, ma – raccontano – Zingaretti ha voluto anche evitare che la discussione dividesse lo stesso Pd. “Se esisterà la possibilità, senza condizionalità e rispettando la sovranità italiana, di avere dei miliardi a sostegno della sanità, se ci saranno queste condizioni, io credo che dovremo prendere queste risorse”, ha spiegato Zingaretti.
Peraltro, il leader Pd ha anche mandato un messaggio rassicurante a Conte, dicendosi contrario all’ipotesi di nominare ministro Vittorio Colao. “Forse mantenere questa terzietà è la cosa migliore”, ha chiarito il leader Pd. Perché non è un mistero che la presenza di Colao viene letta da molti come un mezzo commissariamento del presidente del Consiglio. E un Conte che si mette di traverso al Mes rischia di rompere quel rapporto con l’Europa che pure era stato fondamentale per la nascita del governo Pd-M5s. La mossa del Pd, insomma, serverirebbe anche ad evitare tentazioni di larghe intese a breve.
Del resto, anche Pier Luigi Bersani spiega: “Un conto è discutere del Mes, un altro è discutere dei soldi del Mes. Io sono dell’idea che prima di lasciar lì 37 miliardi, di cui 14 li abbiamo messi noi, mi preoccuperei di due cose: primo che non ci fossero condizionalità e secondo che lo usassimo un po tutti”. Di sicuro, anche Matteo Renzi insiste: “Il Mes senza condizionalità va usato di corsa, piaccia o non piaccia ai populisti di maggioranza e opposizione. E vedrete che l`Italia userà tutto: Bce, Mes, Sure, Recovery Fund. Tutto”. Un appello simile a quello di Silvio Berlusconi: “Dire no al Mes sarebbe un errore clamoroso”.
Un pressing che, secondo fonti parlamentari Pd, alla fine potrebbe non dispiacere per niente a Conte. “Perché in fondo lui sa bene che alla fine bisognerà usare quei soldi e che non si può dire no all’Ue. Queste prese di posizioni lo aiutano anche a far accettare la cosa a M5s”. Di sicuro, è anche un modo per ribadire ai 5 stelle che la coalizione è fatta di quattro partiti.