Pricipessa Rima, chi è la prima donna ambasciatore saudita

Pricipessa Rima, chi è la prima donna ambasciatore saudita
Principessa Rima bint Bandar
25 febbraio 2019

Rima bint Bandar, primo ambasciatore donna nella storia dell’Arabia Saudita, nominata sabato per guidare la rappresentanza diplomatica del Regno a Washington, è una delle poche principesse della famiglia Al Saud ad essere coinvolta nella vita pubblica del Paese che sta cercando di promuovere il ruolo del gentile sesso, fortemente marginalizzato a causa di una interpretazione rigida della Shariya Islamica.

MIGLIORARE IMMAGINE REGNO IN USA La 43enne principessa, non a caso, rappresenterà il suo Paese negli Stati Uniti, dove il regno saudita è criticato da molti parlamentari per l’intervento militare in Yemen e per caso di Jamal Khashoggi, giornalista saudita dissidente brutalmente ucciso in Turchia da un commando inviato da Riad lo scorso ottobre. Rima avrà il difficile il compito di cercare di migliorare l’immagine del suo Paese presso il principale alleato occidentale.

IN LINEA CON POTENTE EREDE AL TRONO A differenza della stragrande maggioranza delle donne della famiglia reale del regno ultraconservatore, Rima bint Bandar appare regolarmente in pubblico ed è vista come una liberale in linea con le posizioni del giovane e potente principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS come viene nominato dai media), che vuole modernizzare il suo paese.

MADRE, DIVORZIATA E DONNA D’AFFARI Madre di due figli e divorziata, si è mobilitata per l’introduzione dello sport nelle scuole pubbliche per ragazze giovani. Ha anche cercato di incoraggiare le donne saudite a mettersi in affari. Ed è dietro le campagne di sensibilizzazione sul cancro al seno. La stessa Princessa Rima è una donna d’affari dalle mille sfaccettature, incluso quello di essere la proprietaria nel regno dei negozi di lusso Harvey Nichols, secondo i media statali sauditi.

PADRE AMABASCIATORE E CAPO INTELLIGENCE La 43enne non ha alcuna esperienza nella diplomazia, ma è cresciuta in Usa all’ombra del padre, il principe Bandar bin Sultan, che ha servito come ambasciatore a Washington dal 1983 al 2005. Il padre ha poi diretto i servizi segreti sauditi, una posizione che ha lasciato su sua richiesta.

Laureata in Arte nel 1999 presso la George Washington University, l’ambasciatrice parla fluentemente l’inglese e segue da vicino la vita politica negli Stati Uniti, ha detto un funzionario saudita all’Afp. E’ stata inoltre consigliere di MBS, fortemente criticato dai senatori Usa che lo considerano “responsabile” per l’omicidio di Jamal Khashoggi.

SU RIFORME: “PROGRESSI MONUMENTALI” La principessa ha vigorosamente difeso il principe ereditario all’estero, appoggiando le sue riforme sociali, in particolare quella che ha posto fine al divieto per le donne saudite di guidare un’auto, definendola una “evoluzione e non occidentalizzazione” della società saudita.

“Ci chiedete di cambiare, ma poi, quando iniziamo a farlo, ne parlate con cinismo”, ha detto in un recente forum economico. Se la principessa ha citato “progressi monumentali” per i diritti delle donne in Arabia Saudita, si è sempre astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto di diversi attivisti nel maggio 2018, come pure le accuse di abusi che alcune attiviste starebbero subendo in detenzione.

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