Politica

Prime elezioni in Libano dopo 9 anni, al voto domenica. Hezbollah cerca maggioranza

Le prime elezioni politiche da quasi un decennio a questa parte sono in programma domenica in Libano, dove equilibri politici storicamente fragili sono messi a dura prova negli ultimi anni da tumulti regionali, su tutti il conflitto nella vicina Siria. Anche se le previsioni accreditano seggi nel nuovo parlamento ai partiti tradizionali, il potente movimento sciita Hezbollah – alleato della Siria e dell’Iran – potrebbe rafforzare il suo ruolo ottenendo con i suoi alleati la maggioranza per la prima volta dal 2005. Tutto questo, comunque, non comporterebbe grossi sconvolgimenti visto che Hezbollah domina già lo scenario politico in Libano, Paese di quattro milioni di abitanti compresso tra Israele e la Siria. Inoltre, una larga parte della popolazione confessa di avere poche illusioni di fronte a una classe politica accusata di corruzione e nepotismo, in un Paese schiacciato sotto un debito pubblico del 150 per cento del pil (prodotto interno lordo). L’altro grande schieramento in Libano è guidato dal primo ministro sunnita Saad Hariri, al centro nel novembre 2017 di una rocambolesca ‘telenovela’ legata all’annuncio delle sue dimissioni a sorpresa dall’Arabia Saudita, sua alleata in competizione per la leadership regionale con l’Iran sciita.

La febbre elettorale lascia indifferente maggior parte dei 3,7 milioni di elettori

Ha in seguito ritirato le dimissioni. Le elezioni politiche mirano a dar vita a un processo di stabilizzazione politica del Libano, rimasto più di due anni senza capo dello stato e scosso da molteplici crisi legate spesso alle vive tensioni tra belligeranti regionali. In tutto il Paese i manifesti elettorali e le gigantografie dei candidati – molto raramente donne, malgrado il numero record di 86 candidate che si sono presentate – hanno invaso i pannelli pubblicitari e le facciate dei palazzi. Ma questa febbre elettorale lascia indifferente la maggior parte dei 3,7 milioni di elettori. Sami Atallah, direttore del “Lebanese Center for Policy Studies”, non si aspetta nessun “cambiamento fondamentale”. Dopo le elezioni, “le principali forze si rimetteranno ad amministrare insieme il Paese”. Hezbollah, ultima fazione a non aver abiurato le armi dopo la guerra civile (1975-1990), “conserverà il controllo sulle decisioni del governo e non permetterà che si apra la questione del suo armamento”, ha sostenuto Hilal Khashan, professore di Scienze politiche all’Università americana di Beirut. Il movimento sciita “e i suoi alleati conquisteranno la maggioranza dei 128 seggi” in parlamento, a danno del campo Hariri.

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