Nella penisola di Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, una schiacciante maggioranza della popolazione sostiene il presidente russo Vladimir Putin. Il 18 marzo i cittadini della Crimea voteranno per la prima volta per eleggere il presidente russo e in molti vedono la possibilità di esprimere la loro gratitudine a Putin per averli aiutati a lasciare l’Ucraina e a tornare a far parte della Russia. Ma secondo gli esponenti dell’opposizione e gli attivisti politici della penisola è difficile esprimersi liberamente. Alexei Efremov, militante dell’opposizione a Simferopoli: “Ci sono persone che criticano la situazione come me, che sono scontente di molte cose, che vedono delle imperfezioni e degli errori, ma la maggior parte di questa gente ha paura per la loro libertà, la loro vita, la loro salute, hanno paura di perdere il lavoro, di essere espulsi dall’università, questo è il motivo per cui il sostegno che ricevo da parte loro è soprattutto anonimo, la gente mi avvicina per strada, mi stringe la mano, mi invia messaggi privati sui social network”. Alexei Seniavski, attivista pro-Cremlino, ovviamente ha un’altra opinione: “Il referendum (della Crimea nel 2014) ha avuto come conseguenza l’annessione della Crimea da parte della Russia, è stato giusto, legale, è stata una decisione del popolo, quindi, con questo voto, vogliamo esprimere la nostra riconoscenza (a Putin) e mostrare al mondo che la nostra scelta è stata una decisione consapevole, che c’è una forte partecipazione elettorale e che nessuno di noi è stato minacciato, nè obbligato ad andare a votare”. “Scegliete un presidente! Scegliete un futuro!”, martellano intanto gli altoparlanti nelle strade della Crimea, incoraggiando gli elettori a votare per le prime presidenziali dall’annessione della Russia nel 2014.