Grazie a un esoscheletro neuro-robotico sono state restituite capacità di presa della mano, sufficienti a compiere azioni come mangiare e bere in modo autonomo, a persone quadriplegiche, ovvero immobilizzate nel tronco e negli arti inferiori e superiori. La dimostrazione della funzionalità del sistema è stata compiuta con successo da un gruppo di scienziati europei, coordinati in Italia dai bioingegneri Nicola Vitiello e Maria Chiara Carrozza dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ed è descritta sul primo numero di “Science Robotics” – nuova rivista del gruppo “Science” – che pubblica un lungo articolo con i dettagli di questa ricerca, a cui hanno partecipato ricercatori dell’Università di Tübingen (Germania) e del Guttmann Institute (Spagna), guidati rispettivamente dal prof. Surjo Soekadar e dal dr. Eloy Opisso.
I risultati sono incoraggianti ma i ricercatori sono consapevoli delle necessità di studi clinici che coinvolgano una popolazione più ampia e con tempi di sperimentazione più lunghi per perfezionare il sistema e una strategia di lungo termine prima di immetterlo sul mercato e migliorare la qualità della vita in chi ha subìto traumi spinali o è stato colto da ictus. Lo studio – spiega la Sant’Anna – ha evidenziato come i pazienti possano utilizzare il robot esoscheletrico sviluppato in Italia, all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore di Pisa, per svolgere semplici ma importanti azioni – mangiare e bere in modo indipendente al ristorante, ma anche scrivere o afferrare una carta di credito – ambientate in uno scenario quotidiano, potenzialmente in grado di aumentare la qualità di vita delle persone affette da quadriplegia. In passato sono stati condotti altri studi all’interno dei quali interfacce invasive uomo-macchina sono state utilizzate con successo su persone quadriplegiche, ma questo nuovo studio ha evidenziato per la prima volta come prestazioni simili si possano ottenere con più semplici interfacce non invasive, basate sulla elaborazione di “bio-segnali” registrati con elettrodi posizionati sulla testa e ai lati degli occhi. Posizionare queste interfacce non richiede elaborate procedure chirurgiche, come invece accadeva per i precedenti studi. Il sistema messo a punto traduce l’attività del cervello e il movimento degli occhi in semplici comandi di apertura e di chiusura della mano, ripristinando un’adeguata ed intuitiva capacità di prensione. La facilità di utilizzo del dispositivo è stata potenziata dal fatto che l’intero sistema di registrazione dei “bio-segnali” è del tutto wireless e il sistema esoscheletrico è incorporato all’interno della carrozzina.