Papa Francesco trascorrera’ in meditazione, ma anche riflettendo con i suoi collaboratori piu’ stretti sulle linee del pontificato e sulle riforme da apportare all’organismo ecclesiale, il primo anniversario della sua elezione a Romano pontefice. Da Ariccia, dove sta vivendo un tempo di ritiro e preghiera – che ha ‘consigliato’ anche a dipendenti e presuli che lavorano in Vaticano – papa Bergoglio appare oggi tutto meno che il ”papa venuto dalla fine del mondo” come si presento’ quel 13 marzo del 2013, dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro ad un popolo, quello cattolico, che ancora non si era ripreso appieno dal trauma delle improvvise dimissioni di Benedetto XVI. Oggi, tranne che per alcune frange di ‘conservatori’ o di ‘atei devoti’, Jorge Bergoglio e’ un papa, come lo ha dipinto il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, che ha catturato ”la grande attenzione della gente”. Non solo dei cattolici praticanti. ”Ma di tutte le persone”, attraverso un messaggio di semplice evangelicita’. Insomma, un ‘pieno’ di popolarita’ testimoniate dalla copertina del settimanale ‘Time’, che lo ha nominato ”uomo dell’anno” e dalla piu’ recente candidatura al Nobel per la Pace.
Come ha recentemente spiegato ai ‘suoi’ parroci, quelli romani, quello attuale, per i rapporti della Chiesa e il mondo, ”e’ il tempo della misericordia”, piu’ che del ”rigorismo” dottrinale. Una strada, ha chiarito a piu’ riprese Bergoglio, che ha bisogno di sacerdoti che si adattino non piu’ ad una Chiesa vista come semplice istituzione mondana ma come un vero e proprio ”ospedale da campo” che si mette in gioco, che e’ disposta ad uscire per strada e ”sporcarsi le mani” per lenire le sofferenze e le piaghe della societa’ di oggi. Questa la rotta che deve, pero’, scontrarsi con iceberg le cui tracce sono piu’ o meno galleggianti e, quindi, visibili ed evitabili. Uno di questi, che papa Bergoglio ha ben avuto chiaro sin dalle Congregazioni generali che hanno preparato il Conclave, e’ costituito dalla riforma della Curia romana, delle istituzioni economiche-finanziarie legate allo Ior, di una visione della chiesa troppo ‘burocratica’ come lo stesso papa Ratzinger aveva denunciato a piu’ riprese. La riforma e’ iniziata, con fermezza e con la giusta progressivita’, sostenuta da una solida base: sono le istituzioni a dover essere al servizio dei fedeli. E in una Chiesa povera, le risorse economiche, non possono essere quelle che guidano le scelte della Chiesa di Cristo. ”La Chiesa – ha spiegato padre Lombardi ricordando il primo anno di pontificato – mi appare veramente come un popolo in cammino. Questa e’ la cosa piu’ caratteristica: un senso di grande dinamismo.
Il Papa ha dato un grande impulso e cammina con una Chiesa che cerca la volonta’ di Dio, che cerca la sua missione nel mondo di oggi per il bene di tutti, andando veramente verso le periferie, verso i confini del mondo. Il Papa ha parlato spesso – ha poi ricordato il gesuita – dei pastori che sono davanti, dentro, dietro il gregge, per aiutarlo a camminare, a trovare la sua strada. Mi sembra che egli sia veramente cosi’ e invita anche tutta la Chiesa ad essere in cammino”. Una delle prime riflessioni, e se vogliamo ‘rivoluzioni’ messe in atto, in questo primo anno con Francesco, c’e’ il rimettere i poveri come parametro delle scelte ecclesiali, il ridisegnare il primato petrino, il dare piu’ spazio alla sinodalita’ e alla collegialita’ nella Chiesa, il mettere davanti i temi della misericordia anche nelle situazioni spinose legate alla famiglia e alla sessualita’. Prorprio il Sinodo sulla famiglia, preceduta da una grande consultazione tra i cattolici, ne e’ una prova cosi’ come l’impostanzione data, ed approvata, dal card. Walter Kasper che ha tenuto la Relazione introduttiva al recente Concistoro straordinario sempre sul tema della famiglia. ”Io propongo una via al di la’ del rigorismo e del lassismo: – ha spiegato il porporato – e’ ovvio che la Chiesa non si puo’ adottare soltanto allo ‘statu quo’, ma non di meno dobbiamo trovare una via di mezzo che era la via della morale tradizionale della Chiesa. Ricordo soprattutto Sant’Alfonso de’ Liguori, che voleva questa via tra i due estremi, e questa e’ quella che dobbiamo trovare anche oggi; e’ anche la via di San Tommaso d’Aquino nella sua ‘Summa Theologica’: quindi, mi trovo in buona compagnia, con la mia proposta. Non e’ contro la morale, non e’ contro la dottrina ma piuttosto a favore – ha pazientemente ribadito il porporato tedesco – di un’applicazione realistica della dottrina alla situazione attuale della grande maggioranza degli uomini, e per contribuire alla felicita’ delle persone”. (Asca)