Primo caso di coronavirus confermato in Germania. Gli “errori” di Oms e Wuhan

28 gennaio 2020

C’e’ un primo caso confermato di coronavirus cinese in Germania, nello stato sudorientale della Bavaria. “Un uomo della zona di Starnberg e’ stato infettato dal nuovo Virus” ed “e’ stato posto sotto controllo medico e in isolamento,” ha spiegato un portavoce del ministero della Salute bavarese. Il paziente e’ “in buone condizioni mediche”, ha aggiunto la fonte senza ulteriori dettagli. I parenti del paziente sono stati informati dei sintomi che possono comparire in caso di malattia, nonche’ delle precauzioni igieniche da adottare. Il ministero della Salute bavarese non ha fornito indicazioni sull’uomo o sulle circostanze in cui potrebbe essere stato infettato dal Virus. La Germania diventa cosi’ il secondo paese in Europa ad essere colpito dal coronavirus, dopo tre casi in Francia confermati il 24 gennaio. I tre pazienti, uno a Bordeaux e due a Parigi, avevano recentemente viaggiato in Cina. La Germania ha invitato ieri i suoi cittadini a evitare viaggi “non essenziali” in Cina. Berlino sta inoltre prendendo in considerazione una “possibile evacuazione” dei suoi cittadini dalla citta’ cinese di Wuhan, epicentro del Virus.

Intanto, proseguono senza sosta le operazioni per la costruzione del nuovo ospedale a Wuhan, la città cinese da cui è partita la pandemia del nuovo coronavirus. I numeri ufficiali parlano di 106 morti e oltre 4000 contagiati, ma secondo gli scienziati dell’Università di Hong Kong da sabato i nuovi contagiati sarebbero almeno 44mila. “I governi dovrebbero attuare “misure draconiane” per limitare la diffusione del nuovo virus, dal momento che il numero dei casi è probabilmente molto più alto di quanto riportato” sostengono gli scienziati della ex colonia. Per questo è fondamentale che la nuova struttura, ribattezzata l’ospedale dei record, sia pronta quanto prima, per le maestranze si tratta di una vera corsa contro il tempo per portare a termine il lavoro tra paura di contagio e turni serrati. La nuova struttura si sviluppa su una superficie di circa 25mila metri quadrati e dovrebbe arrivare ad avere fino a 1.300 posti letto per ovviare alla carenza di posti letto nelle strutture esistenti. Il modello utilizzato è quello di un ospedale costruito in soli sette giorni a Pechino, nel 2003, per fronteggiare l’epidemia di Sars.

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Si prende consapevolezza, frattanto, che la guerra al nuovo coronavirus deve correggere la rotta, sia globalmente che a Wuhan: l’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms) ha ammesso che, nei precedenti suoi rapporti, c’e’ stato un “errore di formulazione” e elevato da “moderato” a “alto” il livello di rischio su scala mondiale. “C’e’ stato un errore di formulazione nei rapporti sulla situazione dei giorni 23, 24 e 25 gennaio e lo abbiamo corretto”, ha spiegato un portavoce dell’istituzione che ha sede a Ginevra, qualche ora dopo che il sindaco della citta’ epicentro dell’epidemia, si era detto pronto alle dimissioni per aver consentito a cinque milioni di residenti di lasciarla prima dell’istituzione del cordone sanitario a causa dell’effetto combinato delle festivita’ del capodanno lunare e dell’epidemia. Le autorita’ sanitarie di Pechino, dove sono 80 i casi confermati e otto quelli odierni, confermano il primo decesso nella capitale, un cinquantenne che si era recato a Wuhan – la citta’ da cui si e’ diffusa l’epidemia – l’8 gennaio scorso, e che ha sviluppato la febbre dopo il ritorno nella capitale il 15 gennaio scorso.

L’uomo si e’ recato in ospedale il 21 gennaio scorso e gli e’ stata diagnosticata la polmonite da coronavirus il giorno successivo: la morte e’ avvenuta oggi per insufficienza respiratoria. Proprio quanto accade durante l’incubazione rende piu’ difficile il lavoro dei medici: il virus potrebbe tessere trasmesso anche durante questa fase. La modalita’ piu’ probabile di diffusione, ha detto oggi Feng Luzhao, ricercatore del Chinese Disease Prevention and Control Center, e’ attraverso il contatto con piccole goccioline. “La gente”, ha detto, “non dovrebbe uscire di casa e non dovrebbe stare in aree affollate”. Il virus appare piu’ difficile da sconfiggere di quanto inizialmente si pensasse, al punto che la Commissione per la Sanita’ della municipalita’ di Pechino ha deciso di usare farmaci per la lotta all’Hiv sui malati. Con il peggioramento dell’epidemia, che ha costretto il governo cinese a prolungare fino al 2 febbraio prossimo la durata delle feste di capodanno, anche le aziende cinesi prendono contromisure per contenere il contagio: tra le prima c’e’ il colosso di internet TenCent, che ha confermato che permettera’ ai suoi dipendenti di lavorare da casa fino al 7 febbraio prossimo.

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Un numero sempre piu’ alto di Paesi, intanto, si sta preparando a evacuare i propri cittadini da Wuhan sull’esempio degli Stati Uniti, i primi ad attivare una misura di questo tipo: ad aggiungersi all’elenco sono Australia, Francia, Germania. L’Unita’ di crisi della Farnesina “sta predisponendo una serie di ipotesi, via terra e via aerea”, ha dichiarato Stefano Verrecchia, capo dell’Unita’ di crisi. “La situazione per quanto riguarda i nostri connazionali e’ relativamente sotto controllo”, ha assicurato, “il contatto tra noi, l’ambasciata a Pechino e i nostri connazionali e’ costante”. “I connazionali nell’area di Wuhan sono naturalmente posti sotto una pressione comprensibile”, ha continuato Verrecchia, “stiamo predisponendo una serie di ipotesi che possano portare a una soluzione: abbiamo pensato prima a un’ipotesi di terra, stiamo pensando anche ad altre soluzioni via aerea”. Tutto dipende “dal tipo di decisione che prenderanno le autorita’ cinesi nell’autorizzare l’uscita da un’aerea sigillata per ragioni legate all’evitare il contagio”, ha infine spiegato il capo dell’Unita’ di crisi.

Piu’ il virus corre, piu’ sono necessari fondi per contenerlo. Il ministero delle Finanze e la Commissione nazionale per la sanita’ cinesi hanno stanziato 60,33 miliardi di yuan (7,88 miliardi di euro) mentre il presidente Usa, Donald Trump, su Twitter fa sapere che Washington ha “offerto alla Cina e al presidente Xi ogni aiuto necessario”. La scienza continua a fare la propria parte, cruciale in una guerra che deve fronteggiare anche quella che l’ambasciata cinese in Italia ha definito “informazioni completamente false”, circa la fuoriuscita del virus da un laboratorio militare. Il mercato del pesce di Wuhan, nella provincia cinese dello Hubei, potrebbe non essere stato l’epicentro da cui si e’ diffusa l’epidemia. E’ quanto emerge dalla ricostruzione dell’epidemia redatta dalla prestigiosa rivista medica Lancet che ha studiato i primi 41 casi di pazienti ricoverati per infezione confermata da quello che per ora e’ noto come 2019-nCoV.

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Lo studio, redatto da un ampio gruppo di ricercatori cinesi appartenenti a diverse istituzioni, rileva che il primo caso risale al 1 dicembre e non ha alcun collegamento col mercato del pesce. “Non e’ stato trovato un legame epidemiologico tra il primo paziente e i casi successivi”, si legge su Lancet. L’incubazione, inoltre, potrebbe essere avvenuta nel mese precedente, silente tra gli abitanti di Wuhan. I dati diffusi dal gruppo di ricercatori mostrano che in totale, 13 dei 41 casi non hanno legami col mercato del pesce. “Tredici senza un legame e’ un numero alto”, ha spiegato Daniel Lucey, specialista di malattie infettive alla University of Georgetown. “Il virus e’ arrivato nel mercato del pesce – ha sottolineato Lucey – prima che da questo ne emergessero” dei casi.

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