Primo giro di boa per il ddl anticorruzione: con 288 voti a favore, 143 contrari e 12 astenuti l’aula della Camera ha licenziato il provvedimento caro a Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede. Un via libera davvero sudato, che arriva a quasi tre mesi dall’approvazione in un Consiglio dei ministri senza il voto di Matteo Salvini assente.
Da quel momento non è mai stato un mistero che lo spazzacorrotti – M5s lo ha ribattezzato così nella sua martellante campagna social – non fa impazzire l’alleato della Lega. All’ok di ieri si è arrivati a colpi di compromessi sulla prescrizione, sul peculato, sulla trasparenza dei contributi ai partiti. Per ognuno di questi punti è stata necessaria una riunione ai massimi livelli di governo per portare avanti le norme che i 5 stelle vogliono appuntarsi come una medaglia al petto al pari di Salvini con il decreto sicurezza. Un equilibrio fragilissimo che due giorni fa ha rischiato di saltare con l’incidente sull’emendamento dell’ex M5s Catello Vitiello approvato dall’aula della Camera con un voto segreto che ha mandato sotto governo e maggioranza.
L’accordo tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i due vicepremier Salvini e Di Maio è di correggere al Senato la norma che bloccherebbe i processi per peculato in cui attualmente sono coinvolti big della Lega come Molinari, Rixi e Costa e di approvare il ddl definitivamente alla Camera entro Natale. E al Senato infatti già è stato fissata la data di approdo in aula del ddl. Ma nulla è scontato visto che nel frattempo la maggioranza è anche impegnata a portare avanti una partita ancora più grossa: quella della legge di bilancio, altro provvedimento dove non sono mancati e non mancheranno i bracci di ferro Tra M5s e Lega con tensioni che potrebbero ripercuotersi, come già accaduto, su altre leggi. E poi c’è il fattore numeri: al Senato la maggioranza non è così granitica, sono una decina i voti di vantaggio, i malumori leghisti potrebbero pesare parecchio soprattutto quando si tratterà di votare la soppressione del famigerato comma Vitiello.
Mercoledì il deputato di Fi Enrico Costa ha fatto “un pronostico: che l`emendamento dell`onorevole Vitiello diventerà legge dello Stato, perché vedrete che al Senato sarà confermato. Abbiamo dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo che dicono il contrario e che saranno smentite. Si dice, oggi (ieri, ndr), che si cancellerà l`emendamento dell`onorevole Vitiello al Senato; vedrete, non sarà cancellato niente e rimarrà nel testo della legge e, devo dire, rispettando il voto di questa Camera”. Ieri in aula durante le dichiarazioni di voto finale il leghista Roberto Turri ha ricordato le battaglie sullo spazzacorrotti per “ottenere che la normativa che prevede la sospensione della prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado entri in vigore dal 2020” e che sia “controbilanciata dalla riforma del processo penale”.
E ancora sulla trasparenza del contributo ai partiti “il gruppo della Lega ha responsabilmente lavorato apportando alcune correzioni e modifiche del testo iniziale in sintonia con il nostro programma e soprattutto con i nostri principi: cuore e passione. Cuore e passione questo è ciò che guida i militanti nella loro attività politica. Per questi motivi ci siamo battuti al fine di non quantificare le prestazioni gratuite svolte degli iscritti. La passione per la politica, che per noi è servizio alla comunità, non può essere frutto di un mero calcolo matematico, non può essere monetizzata, per noi della Lega la militanza è il fondamento del nostro partito”.
L’intervento di Turri è stato l’unico momento in cui i leghisti hanno applaudito. Al voto finale la gioia era tutta e soltanto dei 5 stelle. Dai banchi del Carroccio non si è levato un fiato. Oltre al merito del ddl hanno pesato sulla giornata anche le indiscrezioni secondo cui Di Maio e M5s avrebbero accusato Giancarlo Giorgetti di essere l’artefice dell’incidende sul Vitiello. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ieri si è fatto vedere in aula e molti hanno notato che ha preso posto tra i banchi della Lega anziché in quelli del governo. “Non ci sono polemiche nella maggioranza, sono cose nate solo dalla fantasia di chi le ha scritte”, chiude la polemica Bonafede raggiante per l’approvazione dello spazzacorrotti alla Camera: un “traguardo molto importante per l’Italia”, un “messaggio bellissimo per i cittadini onesti”.
Il pensiero della Lega è già al decreto sicurezza che sarebbe dovuto approdare in aula alla Camera domani ma proprio a causa del ddl anticorruzione è slittato a lunedì. Il provvedimento bandiera di Salvini scade il 3 dicembre ma il vicepremier vuole portarlo a casa subito probabilmente con il ricorso alla fiducia come già accaduto al Senato dove i dissidenti M5s lo avevano messo a rischio. Anche a Montecitorio ci sono una quindicina di deputati pentastellati che mal digeriscono la stretta del ministero dell’Interno sull’immigrazione. Ma vista l’ampia maggioranza non sembrano destare alcuna preoccupazione.