Fra decreto sicurezza e trattativa sulla prescrizione, il destino della coalizione gialloverde è in ballo in una giornata importante. Giornata nella quale la Lega ha incassato il primo via libera a un provvedimento cruciale per l’elettorato di destra: il decreto sicurezza che ridisegna, fra le altre cose, buona parte della politica sulla gestione dei migranti.
La fiducia del Senato, con 163 sì (erano 171 il 5 giugno, ma i voti realmente venuti meno sono solo 6, un ex M5S e 5 stellati doc, finiti ora sotto la lente dei probiviri) dimostra che nei numeri per ora la maggioranza non è realmente in sofferenza. Ma una eventuale espulsione dei cinque reprobi M5s assottiglierebbe comunque il margine numerico sul quale si regge il governo presieduto da Giuseppe Conte. D’altro canto, l’atteso vertice che dovrebbe tenersi in giornata fra il presidente del Consiglio e i due leader-vicepremier di M5S e Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, rappresenta un nuovo capitolo del braccio di ferro non troppo velato che determina costantemente gli equilibri fra i due partner della coalizione.
“Il decreto passa. Sono contento: alcune opposizioni – commenta Salvini, al Senato per votare la fiducia e per mettere la faccia sul successo del giorno – hanno dato un contributo interessante, c’è il Pd che abbaia alla luna e grida perché ha forse la coscienza sporca per quello che non è stato fatto prima”. Quanto al confronto alla prescrizione, il leader leghista spande ottimismo ma allude all’obiettivo minimo del Carroccio in questo momento, un rinvio a una riforma più complessa, che si presterebbe maggiormente a riequilibrare i contenuti rispetto alla norma simbolo che interessa i 5 stelle, vista in casa Lega come una forzatura giustizialista. “Sono certo – dice – che tra qualche ora si chiude l’intesa: tra persone di buon senso troviamo un accordo. Tutti vogliono i corrotti in galera e tempi certi dei processi. E’ interesse di tutti e io sono ottimista. Ma voglio una riforma complessiva del sistema giustizia”.