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Primo scoglio per Draghi, la Lega non vota il nuovo decreto Covid-19

La tensione dopo le elezioni del presidente della Repubblica era nell’aria, ma per il presidente del Consiglio Mario Draghi è scoppiata oggi la prima grana. Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto sulla pandemia da Covid-19, che allenta alcune misure in particolare per i vaccinati, ma i ministri della Lega non hanno partecipato al voto, esprimendo la propria contrarietà per quella che ritengono una “discriminazione” tra bambini vaccinati e non. Per Draghi i provvedimenti approvati “vanno nella direzione di una ancora maggiore riapertura del Paese” e saranno seguiti da ulteriori misure “di superamento delle restrizioni vigenti”. Per quanto riguarda la scuola, il presidente del Consiglio ha ribadito che le lezioni in presenza sono “la priorità” dell’esecutivo, che con le sue decisioni va “incontro alle esigenze delle famiglie, che trovano il regime attuale delle quarantene troppo complicato e restrittivo”.

Parole che evidentemente non hanno convinto i leghisti. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (che prima della seduta aveva visto Matteo Salvini) non si è presentato in Consiglio dei ministri, dove c’erano invece i suoi colleghi Massimo Garavaglia ed Erika Stefani. Proprio Garavaglia ha preso la parola, per spiegare il “no” del Carroccio. “Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Cdm – hanno poi spiegato i tre ministri – in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del paese”.

In conferenza stampa, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha smentito l’intento discriminatorio delle norme, ma getta anche acqua sul fuoco sul “caso” Lega. “Non c’è stato – ha assicurato – nessuno scontro o polemica. Vi è stata una precisazione da parte dei colleghi della Lega che è stata registrata con la massima attenzione e con la massima responsabilità da parte di tutti”. Il dato politico, però, c’è: in passato la mediazione di Draghi era sempre riuscita a far superare i distinguo dei partiti. Da oggi, evidentemente, l’atmosfera nella compagine dell’esecutivo è cambiata. E questo è “preoccupante” per il Pd, che teme un aumento dell'”instabilità”. I Dem sono “determinati a sostenere, col massimo dell’impegno e della responsabilità, l’operato del governo” e auspicano che “quello di oggi sia solo un incidente di percorso”. Comunque sia, per Draghi è un forte campanello d’allarme: per la “seconda fase” del suo governo potrebbe profilarsi una navigazione turbolenta.

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redazione