Al vertice informale di Budapest, Mario Draghi e Giorgia Meloni hanno evidenziato visioni differenti su un nodo cruciale: per rafforzare l’Unione Europea è più importante individuare le risorse o prendere subito decisioni strategiche? L’ex presidente della BCE e la presidente del Consiglio italiana hanno proposto approcci divergenti, entrambi incentrati sulla competitività e autonomia dell’Europa.
Mario Draghi, incaricato di redigere un rapporto sulle politiche per aumentare la competitività dell’UE, ha esortato l’Europa a decidere innanzitutto cosa fare per affrontare i cambiamenti geopolitici e interni. Parlando di temi come l’aumento della spesa per la difesa, Draghi ha affermato che bisogna “decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione, i soldi poi si trovano”. La sua visione sembra improntata a un pragmatismo immediato, dove le scelte strategiche dovrebbero precedere la ricerca delle risorse necessarie, senza soffermarsi inizialmente sulle modalità di finanziamento.
Rispondendo a una domanda sull’eventualità di creare debito comune europeo, Draghi ha spiegato che, pur essendo utile, non è la prima azione da intraprendere. Le decisioni politiche e strategiche vengono prima di ogni altra cosa, in un momento in cui l’Europa si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti, dal panorama economico globale alla competizione internazionale. “Posporre le decisioni” — ha sottolineato Draghi — ha portato solo a stagnazione e crescita limitata.
Giorgia Meloni, invece, ritiene cruciale individuare prima le risorse per finanziare le scelte politiche, partendo dal presupposto che le priorità siano già definite. Ha espresso la necessità di maggiore autonomia europea, specialmente nel settore della difesa, ma sottolineando che “servono gli strumenti per poterlo fare”. Meloni ha ribadito che la sfida dell’Europa riguarda il fornire agli Stati membri i mezzi finanziari per poter realizzare scelte che sono già state identificate come prioritarie, ma che al momento rimangono difficili da sostenere economicamente.
Per la premier, la gestione delle risorse è una responsabilità nei confronti dei cittadini, e ha dichiarato fermamente di non voler gravare i lavoratori italiani per finanziare scelte strategiche. Al contrario, vede l’urgenza di trovare risorse che consentano agli Stati membri di mantenere il passo delle sfide senza incrementare ulteriormente la pressione fiscale.
Valdis Dombrovskis, prossimo commissario UE per gli Affari economici e la Produttività, ha espresso una posizione intermedia durante la sua audizione al Parlamento europeo. Per lui, la questione chiave è determinare in primo luogo le priorità e il loro costo, e solo successivamente definire le modalità di finanziamento. Questo approccio, pur allineandosi alla visione di Draghi, rimane aperto alle modalità di reperimento delle risorse, inclusi potenziali contributi degli Stati membri o forme di debito comune, sebbene non siano scelte immediate.
L’Unione Europea, come osservato da Draghi, non può più permettersi di rimandare decisioni cruciali in attesa di consenso unanime. L’approccio pragmatico dell’ex premier italiano propone una via rapida e decisa, che potrebbe risultare più efficace in contesti di emergenza o rapido cambiamento. Meloni, invece, insiste sulla necessità di una pianificazione finanziaria adeguata, anche per evitare contraccolpi sui cittadini.
Questo dibattito riflette una questione essenziale per il futuro dell’UE: l’Unione deve adattarsi rapidamente e con risorse adeguate, ma il dilemma tra priorità strategiche e disponibilità di risorse rimane centrale. La possibilità di trovare un compromesso — una combinazione tra decisioni strategiche immediate e una solida base di finanziamento — potrebbe essere la strada per un’Europa più unita e competitiva su scala globale.