Privatizzazioni, arrivano i decreti

Sul mercato fino al 40% di Poste, incentivi per dipendenti e titolari di conti. Poi tocca ad Enav. Oggi se ne parla nel preconsiglio, venerdì il governo decide

Arrivano i decreti per le privatizzazioni di Poste ed Enav. Per l’azienda di viale Europa sono due novità su tutte: non sarà one shot ma in più fasi; ci saranno forme di incentivazione per i dipendenti. Procediamo con ordine. Oggi il pre-Consiglio dei ministri (in pratica il Cdm tecnico che precede quello vero e proprio che dovrebbe tenersi nel fine settimana) esaminerà i decreti del presidente del Consiglio che definiscono i criteri di privatizzazione e le modalità di dismissione delle partecipazioni del Tesoro di Poste dell’Ente nazionale di assistenza al volo. Per la prima azienda, si conferma che il governo deterrà una quota “non inferiore al 60%”, sul mercato potrà andare fino al 40%. Quindi il decreto prevede che “l’alienazione della quota di partecipazione potrà essere effettuata, anche in più fasi, attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali”. Si tratta, quella della privatizzazione non in un colpo solo ma in più fasi, di una sollecitazione che era arrivata dal Parlamento e che il governo accoglie.

Per quanto riguarda la partecipazione dei dipendenti il testo prevede per gli stessi “forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e in precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell’offerta riservate e/o di prezzo e/o di modalità di finanziamento”. Infine forme di incentivazione ci saranno anche per i titolari di conti correnti postali. Il Dpcm sulla privatizzazione di Enav ricalca quello su Poste. In questo secondo caso, piuttosto, la quota che andrà sul mercato potrà essere fino al 49%. Inoltre il governo preferisce l’offerta pubblica di vendita (ma non esclude la trattativa diretta), come modalità di cessione, e anche in questo caso prevede forme di incentivazione per risparmiatori in Italia e gli investitori istituzionali.

In particolare, nella relazione tecnica, si legge che incentivi saranno previsti “tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell’offerta riservate (tranche dell’offerta riservata e lotti minimi garantiti) e/o di prezzo (ad esempio, come in precedenti operazioni di privatizzazione, bonus share maggiorata rispetto al pubblico indistinto) e/o di modalità di finanziamento”. Riparte dunque il processo di privatizzazione. Nei giorni scorsi si erano sparse voci di una volontà di rallentamento da parte del premier Renzi, che invece così smentisce queste ipotesi. I proventi della vendita di Poste dovranno andare al Fondo di ammortamento dei titoli di Stato, come prevede la legge. (Il Tempo)