Ruby bis: “Berlusconi pagava in base alle prestazioni sessuali”
Lo scrivono i giudici della Terza Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni delle sentenza emessa a novembre a carico di Fede, Mora e la Minetti
Silvio Berlusconi premiava le giovani ragazze ospitate ad Arcore con “una ricompensa commisurata” alle loro prestazioni di natura sessuale. Lo scrivono i giudici della Terza Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni delle sentenza emessa a novembre scorso a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti (condannati rispettivamente a 4 anni e 10 mesi, 6 anni e un mese e 3 anni). Secondo il collegio presieduto da Arturo Soprano, era soprattutto il “contesto retributivo” il fattore che più di qualunque altro “contrassegnava i rapporti delle giovani donne con Silvio Berlusconi”. Perché, di fatto, “quello imperniato sulle serate ad Arcore e sui rapporti tra giovani donne e Silvio Berlusconi era un sistema prostitutivo, contrassegnato dalla corrispettività della dazione di denaro o altra utilità rispetto alla prestazione sessuale”. Perciò non ci sono dubbi sul fatto che “le prestazioni, anche quelle minori di tipo pubblico, che avvenivano nel bunga bunga, ricevevano una ricompensa commisurata, sempre rimessa alla discrezionalità del padrone di casa che consegnava le buste contenenti banconote di tagli pressoché costante”.
LEGGE MERCATO In poche parole, sulla base della più elementare legge di mercato, chi più dava più riceveva in cambio: “Il corrispettivo più ingente – chiariscono a questo proposito i giudici della Corte d’Appello di Milano – derivava dall’intrattenimento notturno, quando le prescelte potevano trascorrere la notte con il presidente, al punto da scatenare in questa prospettiva una vera e propria competizione per assicurarsi il privilegio e una ricompensa maggiorata”. Anche perchè, dalle conversazioni telefoniche delle “papi girls” intercettate e finite negli atti di indagine emerge “chiaramente che la disponibilità sessuale e i favori nei confronti di Berlusconi non erano certo funzionali alla sola aspirazione di entrare nelle sue grazie e conquistarne le simpatie”, ma era “esclusivamente finalizzata a ottenere denaro, ad assicurarsi, attraverso le serate e le permanenze notturne, versamenti e somme che costituivano vere e proprie controprestazioni del servizio di natura sessuale”. Non a caso, si legge ancora nel provvedimento, le giovani ragazze usavano un “linguaggio talora sboccato e disinibito”, comunque “sintomatico di uno stile di vita spregiudicato e disinvolto”. Un lessico volutamente volgare “al fine di divertire e sollecitare l’eccitazione sessuale del padrone di casa”.