Progetto Beic, Zucchi si difende: “Nel mio operato, nessuna regola infranta”
Nel turbine di un’indagine che scuote il mondo dell’architettura milanese, Cino Zucchi, noto architetto, ha rilasciato dichiarazioni a caldo dopo un interrogatorio serrato davanti al GIP Luigi Iannelli. Zucchi, insieme al collega Stefano Boeri, è sotto la lente della Procura di Milano per l’ambizioso progetto della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, destinata a sorgere nella centralissima Porta Vittoria, grazie anche ai fondi del Pnrr.
“Ho sempre lavorato nella totale assenza di ogni conoscenza dei partecipanti, per cui nell’anonimato. Il concorso voleva giudicare il progetto e non i progettisti. Questo abbiamo fatto” – ha tuonato Zucchi, difendendo la correttezza del processo di selezione. L’architetto ha sottolineato la sacrosanta imparzialità della giuria, insistendo che il loro giudizio si basava esclusivamente sulla qualità dei progetti presentati, senza alcun riguardo per le identità dei progettisti.
Nonostante le accuse di turbativa d’asta che incombono su di lui e su Boeri, Zucchi si è detto “assolutamente sicuro” del proprio operato. La procura milanese accusa i due di non aver dichiarato “posizioni di potenziale conflitto d’interesse” e “situazioni di incompatibilità” con alcuni membri della cordata vincitrice, un’ombra che potrebbe oscurare l’intero progetto.
Zucchi ha chiarito la sua posizione con fermezza: “Ho chiesto alla segreteria il concetto di conflitti e mi hanno detto che c’è conflitto di interessi solo se c’è un rapporto di lavoro in corso. Così ho scritto che non c’era un’esistenza di conflitti. Poi, quando è venuta fuori qualche polemica, ho mandato mail al Rup dettagliando i miei rapporti con le altre persone, non so se tardivamente. Comunque il Rup aveva tutte le possibilità per eventualmente prendere decisioni. Per cui la mia firma sulla non esistenza di conflitti di fatto era data da una definizione loro, secondo cui l’incompatibilità sussiste solo se c’è un rapporto di lavoro attivo con uno scambio economico.”
Ora, la decisione se accogliere la richiesta di arresti domiciliari per Zucchi e Boeri è nelle mani del GIP Iannelli, in una vicenda che potrebbe segnare un precedente nel panorama dell’architettura italiana e mettere a repentaglio il futuro di uno dei progetti culturali più attesi della città di Milano. Questa indagine non solo mette sotto i riflettori le pratiche di selezione nei grandi progetti pubblici ma solleva interrogativi profondi sull’etica e la trasparenza che dovrebbero guidare tali processi.