Proseguendo sulla strada delle riforme, il cui cantiere si è riaperto anche per iniziativa del Pd nelle scorse settimane, il Partito Democratico presenterà nei prossimi giorni in Parlamento, alla Camera e al Senato, una proposta di riforma costituzionale per rafforzare l’impronta riformista dell’attuale maggioranza di governo. E’ quanto annunciano i Dem in una nota. “Una proposta organica che consenta – si spiega – dopo aver dato il via libera alla riduzione dei parlamentari come uno dei tasselli di un quadro di riforme, di ottenere due risultati: l`ottimizzazione e razionalizzazione della forma di governo parlamentare e il superamento del bicameralismo paritario con le sue anomalie e storture. Una proposta sulla quale saranno raccolte le firme nelle Feste dell’Unità in corso, nei circoli, nelle piazze e nelle strade delle nostre città”.
La proposta prevede “l’introduzione, in analogia con il modello tedesco, dell`istituto della sfiducia costruttiva, nonché attribuzione al Presidente del Consiglio dei Ministri del potere di proporre al Presidente della Repubblica non solo la nomina bensì anche la revoca dei ministri. Due riforme in grado di rafforzare la stabilità dei governi in presenza di una legge elettorale proporzionale ad alta soglia come quella alla base dell’accordo di maggioranza”.
Prevista anche la “valorizzazione del Parlamento in seduta comune, al quale sarebbero affidate competenze quali il voto di fiducia del Presidente del Consiglio dei Ministri entro dieci giorni dalla sua nomina da parte del Presidente della Repubblica; la votazione di mozioni di sfiducia costruttiva; l`approvazione della legge di bilancio e del rendiconto consuntivo; l`autorizzazione all`indebitamento; la formulazione di indirizzi al Governo nell`imminenza di riunioni del Consiglio Europeo; l`approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali; l`approvazione dei trattati internazionali”.
Il Pd sostiene poi la “differenziazione delle funzioni delle due camere, nel senso di prevedere che il Senato, che continua ad essere eletto a suffragio universale, sia permanentemente integrato con la presenza di un Senatore per ogni Consiglio Regionale o di Provincia Autonoma, eletto con maggioranza qualificata e titolare di tutte le prerogative proprie degli altri senatori salvo quelle relative al Parlamento in seduta comune. In questo quadro si avrebbe una parziale specializzazione sia del Senato (che sarebbe caratterizzato non soltanto dall`avere nel suo seno un numero di rappresentanti delle Regioni e delle Province Autonome pari a circa il dieci per cento dei suoi membri elettivi, ma anche dal fatto di detenere in esclusiva il potere di inchiesta e di avere un potere significativo sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale, superabile dalla Camera solo a maggioranza assoluta dei componenti) sia della Camera, alla quale verrebbe riservato il voto finale su tutte le leggi tranne quelle rientranti nelle già citate attribuzioni del Parlamento in seduta comune”. “Su questo impianto – conclude la nota Pd – parte la raccolta di firme che consegneremo ai capigruppo di Camera e Senato per sostenere la necessità di una svolta in questo campo”.