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Prosegue offensiva turca in Siria, Erdogan minaccia l’Europa: pronti a spedirvi 3,6 milioni di rifugiati

Il secondo giorno dell’offensiva militare turca nel nord della Siria si è chiuso con un bilancio delle vittime di almeno 41 morti, fra cui almeno dodici civili, mentre gli sfollati sono già decine di migliaia e si moltiplicano gli allarmi dell’Onu e delle ong per il rischio di una rinnovata crisi umanitaria. Le condanne arrivate da molti governi europei – fra cui quello italiano, che ha convocato l’ambasciatore turco a Roma – e mediorentali hanno spinto il presidente Turco Recep Tayyip Erdogan a reagire con durezza minacciando di “inondare” l’Europa di rifugiati. Secondo quanto reso noto dalle Forze Siriane democratiche, almeno 23 combattenti curdi sono stati uccisi negli scontri con le milizie arabe appoggiate dalla Turchia; i bombardamenti aerei e di artiglieria turchi hanno poi causato almeno nove vittime civili, mentre colpi di mortaio sparati dal territorio siriano verso la Turchia hanno ucciso due donne e un bambino.

Le forze turche si sarebbero impadronite di due villaggi nei pressi della località di frontiera di Ras al-Ain e di altri cinque nella zona di Tel Abyad; stando a fonti siriane entrambe le cittadine sono peraltro quasi deserte poiché oltre 64mila civili hanno abbandonato le proprie case dall’inizio delle operazioni. Erdogan da parte sua ha fornito la cifra di 109 combattenti curdi uccisi, mentre le forze armate turche hanno reso noto di aver colpito depositi di armi e munizioni, e di aver condotto delle missioni fino a 30 chilometri in profondità in territorio siriano. La principale vittima diplomatica della vicenda appare Donald Trump, che si è arrampicato sugli specchi per giustificare quello che molti a Washington e nella sua stessa amministrazione considerano un “tradimento” nei confronti degli alleati curdi: “Non hanno combattuto per noi in Normandia” ha spiegato, prima di minacciare Ankara con delle non meglio precisate sanzioni economiche. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito “inaccettabile” l’operazione turca, e ha convocato l’ambasciatore turco a Roma; un’analoga iniziativa è arrivata dalla Francia, dove il presidente Emmanuel Macron ha invitato Ankara a mettere fine il più rapidamente possibile alla propria “offensiva unilaterale”.

Meno diplomatico il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha parlato senza mezzi termini di “invasione” e ha avvertito del rischio di una “pulizia etnica” dei curdi della regione. Erdogan ha reagito prendendo di mira l’Unione Europea e i Paesi arabi più critici come Arabia Saudita ed Egitto. “Sono disonesti, dicono solo parole: noi invece agiamo e questa è la differenza fra di noi”, ha sottolineato il presidente turco prima di minacciare di lasciare liberi i rifugiati siriani nel Paese – oltre 3,6 milioni – di dirigersi verso l’Europa se questa non cesserà di parlare di “invasione ” e “occupazione”. Mentre Trump esita sul da farsi, Repubblicani e Democratici hanno presentato una bozza di piano bipartisan per delle sanzioni che prenderebbero di mira i beni dei principali dirigenti turchi, fra cui Erdogan, nonché l’acquisto del sistema missilistico antiaereo russo S-400 da parte delle forze turche, imponendo inoltre delle restrizioni sui visti. La situazione siriana verrà infine discussa oggi dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, convocato su richiesta dei cinque membri europei: Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio e Polonia. askanews

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