Sembra di riascoltare un vecchio classico di Ramazzotti. “Se bastasse una sola parola”. Beh, quella parola potrebbe essere primarie. Il problema è che il ricorso sacrosanto alla consultazione popolare difficilmente potrà essere sufficiente a riunire quell’area “moderata” attualmente divisa tra chi sta al governo (Nuovo Centrodestra), chi appoggia il premier sulle riforme (Forza Italia) e chi invece fa opposizione dura e pura (Fratelli d’Italia e Lega). Semmai le primarie potrebbero essere il punto di partenza. Ma, stando a quanto emerso dal dibattito promosso dalla Fondazione Nuova Italia di Gianni Alemanno, la strada per ritrovare una parvenza di unità è ancora molto, molto lunga. Eppure lo sforzo profuso dall’ex sindaco di Roma appare generoso. Al tavolo del dibattito “Primarie di coalizione e rinascita del centrodestra” ci sono tutti gli attori di quello che una volta era il Popolo delle Libertà. Daniele Capezzone e Raffaele Fitto rappresentano Forza Italia, Nunzia De Girolamo l’Ncd, Guido Crosetto e lo stesso Alemanno Fratelli d’Italia. Della vecchia coalizione manca solo la Lega. E, viste le percentuali del Carroccio, non è un’assenza di poco conto.
Gli ingredienti per trovare una sintesi ci sarebbero tutti, anche considerando che la De Girolamo, nel suo partito, è tra gli esponenti più favorevoli al dialogo con Berlusconi. E, in effetti, il dibattito parte sotto i migliori auspici. La critica all’azione di Renzi è pressoché unanime. Capezzone è tra i più duri nel denunciare la “fiction” del premier, ovvero la sua abilità mediatica a fronte di un quadro economico tutt’altro che roseo votato ancora al peggioramento. La sua analisi – e le sue proposte a base di abbattimento delle tasse – sono condivise e apprezzate da Fitto e Crosetto. E quando poi il confronto finisce sul tema primarie, l’atmosfera si fa ancora più rosea. Fitto, infatti, rivendica la consultazione popolare come l’unico modo per restituire entusiasmo al popolo smarrito del centrodestra. “Perché non possiamo sperare – spiega – che mentre noi passiamo altro tempo con i giochini di palazzo il nostro elettorato stia lì ad aspettarci”. La De Girolamo annuisce auspicando la rinascita della coalizione già in vista dei prossimi appuntamenti con le elezioni regionali, Emilia Romagna e Calabria prima, Campania poi. Alemanno, ricordando a tutti che le prime scadenze arriveranno già a novembre, invita a non perdere altro tempo “perché settembre e dietro l’angolo e se vogliamo fare le primarie e in quel mese che dobbiamo partire”.
Ma per fare le primarie occorre una piattaforma comune, ed è lì che sorgono i primi problemi. Perché al di là della volontà espressa da tutti di “ammettere ognuno i propri errori senza addossare agli altri le colpe”, basta poco per far emergere i vecchi rancori. Fitto se la prende con la De Girolamo per la scissione di Ncd: “Io difendo da sempre le mie idee, anche quando sono in minoranza nel mio partito, ma lo faccio dall’interno, senza fondare un altro movimento”. L’esponente alfaniana ribatte accusando Forza Italia di ambiguità: “Dite che state all’opposizione, ma al tempo stesso sostenete le riforme ben sapendo che senza il vostro voto il governo andrebbe in crisi”.
Ed è proprio sul tema riforme che il dibattito rischia di arenarsi. Non perché i partecipanti non siano d’accordo. Tutti, infatti, rivendicano la necessità di farsi sentire da Renzi, di lottare per inserire nel pacchetto del premier anche l’elettività del Senato e il presidenzialismo. Ma cosa ne pensa realmente Berlusconi? Si può sperare di ottenere uno smarcamento dal leader del Pd se ogni giorno la voce ufficiale di Forza Italia parla di un patto del Nazareno solido e inattaccabile? Alla fine è sempre Silvio il convitato di pietra del dibattito. E a lui si rivolge Alemanno in conclusione: “La tua lettera ai moderati è un primo passo, ma non basta. Devi riempirla di contenuti, devi dirci cosa pensi delle riforme, dell’immigrazione, dell’euro”. Altrimenti anche le primarie, da strumento salvifico, rischiano di trasformarsi in un contenitore vuoto.