Prove di dialogo Salvini-Di Maio, presidenze ma anche programma

Il leader della Lega: “Sui nomi e sui ruoli non ci sono pregiudizi di partenza” video

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Prove di dialogo in corso tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il terreno di confronto sara’ la ricerca delle figure da portare al vertice di Camera e Senato, ma si cominciano a vedere primi segnali di possibile convergenza anche su alcuni temi programmatici, a cominciare dalla sterilizzazione della clausola di salvaguardia per impedire l’aumento dell’Iva. Il leader della Lega esclude solo accordi con il Pd, per il resto annovera nell’ambito del “possibile” ogni altra ipotesi. Dunque, eccezion fatta per “chi ha perso le elezioni”, “sui nomi e sui ruoli non ci sono pregiudizi di partenza, mi interessa il progetto: se c’e’ condivisione di progetto ragioniamo”. E dunque se gia’ da oggi il leader del Carroccio telefonera’ a Di Maio, Martina e Grasso per parlare di presidenza delle Camere, rispondendo ai giornalisti stranieri allarga l’ambito di confronto anche ad altri temi. La legge elettorale, ma solo se si fa in tempi brevi e con un premio di maggioranza alla coalizione, lo stop alla legge Fornero, la riduzione delle tasse: sono tutti i capitoli indicati da Salvini, che ha aggiunto di voler studiare anche il reddito di cittadinanza. Luigi Di Maio e’ piu’ cauto, accetta il dialogo con la Lega sui presidenti delle Camere, ma per il resto rimanda a un secondo tempo e chiarisce che l’eventuale convergenza sui presidenti fa parte di un piano istituzionale che non impegna quello del governo.

Dopo aver ribadito che M5s “non vuole lasciare il Paese nel caos” e che confida di poter dare un governo al Paese in tempi piu’ rapidi di quanto non abbia fatto Angela Merkel, anche il leader grillino elenca alcune emergenze programmatiche: abbassamento del costo del lavoro, spending review, local tax, riduzione della pressione fiscale e del numero delle tasse. E anche sul reddito di cittadinanza chiarisce che “non daremo soldi a chi sta sul divano”. Sul dialogo tra Salvini e Di Maio mette una forte ipoteca Silvio Berlusconi: la porta al M5s “l’ho aperta per cacciarli via”. Mentre, per il leader Fi, non e’ improbabile ipotizzare un governo di centrodestra sostenuto dal Pd. I prossimi giorni insomma, serviranno ad aprire il tavolo delle presidenze delle Camere, poi dopo le elezioni (che sconteranno eventuali dissidenze nel segreto dell’urna) si capira’ quali saranno i reali pacchetti di voti che ogni leader puo’ mettere in campo in vista delle consultazioni al Quirinale. Solo per allora anche per il Capo dello Stato si sara’ fatta un po’ piu’ chiarezza e si potra’ cominciare a ragionare di possibili ipotesi e di scenari. Sapendo che l’opzione del ritorno al voto e’ tra le variabili possibili sia per M5s che per la lega, ma che sarebbe considerata dal Colle una extrema ratio e non in tempi brevissimi.[irp]