Prove tecniche di Grande Sinistra

Vendola lancia la fusione tra Sel e minoranza Dem blindando l’accordo per il Quirinale. di Daniele Di Mario

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di Daniele Di Mario

Se il Patto del Nazareno “è il momento di fondazione del Partito della Nazione”, Romano Prodi al Quirinale può essere la contromossa di chi auspica un futuro politico diverso per l’Italia. Così il leader di Sel Nichi Vendola rilancia la candidatura al Colle del Professore bolognese e auspica una nuova prospettiva per la sinistra. Una prospettiva che passa per il doppio tesseramento e un coordinamento delle sinistre che possa portare alla fondazione di un nuovo partito in caso di scissione del Pd o a una nuova coalizione di centrosinistra di stampo neoulivista in caso di successo di Prodi.

Concludendo Human Factor, la tre giorni di kermesse di Sel a Milano, Vendola spiega che il Patto del Nazareno “è il seppellimento della dialettica tra destra e sinistra, tra giustizia e ingiustizia. Ed è organico a questo progetto che la politica sia solo la processione dei commenti, mentre altrove si esercita l’arte del comando”. Il problema è Renzi: “Il potere esecutivo ha cannibalizzato il legislativo. Il Parlamento non ha più autonomia. Non come Berlusconi: ma molto oltre”. Di qui la proposta: “Non sciolgo Sel. Dico a questa comunità di fare molti passi in avanti”, cioè “la nascita di un coordinamento non fatto da leader ma da tutti coloro che sono interessati a essere protagonisti. Dovrebbe lavorare per tutto febbraio per il rimescolamento dei popoli. Compagni e compagne di tutte le compagnie in cui sia consentito che ciascuno tenga la propria tessera. Dovrà essere consentita la doppia militanza”.

Un doppio tesseramento per riorganizzare il fronte della sinistra in vista delle prossime regionali. In Liguria, dopo il caso primarie, l’idea è di candidare l’ormai ex Pd Sergio Cofferati (foto) (che dal palco invita Vendola a lavorare “insieme per costruire un’altra storia”) sostenuto da Sel e dai dissidenti Dem civatiani e bindiani e di replicare lo stesso schema nella Marche da opporre alla strana alleanza Pd-Ncd. C’è poi il caso Campania, dove Cozzolino sembra favorito alle primarie su De Luca e Migliore: a seconda di chi vincerà e di quali alleanze deciderà di varare il Pd Sel e i dissidenti sceglieranno se starci o meno. Il fedelissimo di Vendola vicepresidente del Lazio Massimiliano Smeriglio spiega che l’obiettivo è cercare “una larga convergenza su un identikit preciso di Presidente della Repubblica: un garante delle Istituzioni, un arbitro dalla grande caratura internazionale”. Smeriglio cita Prodi come figura in grado di compattare Sel e la minoranza Dem, mettendo così sotto scacco il Pd grazie anche ai consensi degli ex grillini: a Milano ce n’erano parecchi.

E la minoranza bersaniana? A Human Factor è presente in massa. Cuperlo è scettico sulla doppia tessera, ma ammette: “Cerchiamo di costruire un percorso comune sui contenuti. Poi vedremo…”. Civati dice di sentirsi “a casa” alle convention di Sel e rilancia i mal di pancia: “Essere sempre contro il proprio partito non è una bella cosa. Ma cosa devo fare se arriva il Jobs Act di Sacconi o lo Sblocca Italia di Lupi? Ora dice che bisogna smetterla con la guerra civile contro Berlusconi… Però la guerra civile la facciamo a Prodi…. Non c’è bisogno di dividere il Pd ma non posso garantire che questo non succeda”. Civati spiega poi che l’obiettivo è “costruire un progetto di sinistra alternativo. Questa collaborazione ci può portare lontanto”, cioè a un nuovo Ulivo. Stefano Fassina (foto) invece prima dice: “Resto nel Pd”; poi invita Sel a “remare insieme contro corrente” e a “lasciare stare i contenitori per guardare il contenuto”. A partire dal Quirinale, doce una convergenza va trovata, ma “non è scontato nel Pd”.