Province, entrate inferiori alle spese. Enna la più ‘spendacciona’

L’iter della riforma sulle Province non si e’ ancora concluso ma nel frattempo Formez Pa, grazie a un convenzione con la Regione, ha avviato due consultazioni pubbliche sui testi dei ddl in discussione all’Ars e istituito quattro gruppi di lavoro, guidati da esperti e da funzionari regionali, che hanno analizzato i punti piu’ problematici del passaggio di consegne istituzionale in merito ai seguenti temi: perimetrazione delle citta’ metropolitane e dei liberi consorzi, autonomia e federalismo, definizione delle funzioni e trasferimento del capitale umano, gestione delle procedure, razionalizzazione del conferimento e sistema delle relazioni sindacali. Dalla disamina del quadro normativo emerge che nel 2013 le nove province siciliane sono costate piu’ di quanto hanno incassato: nonostante il regime di commissariamento, le spese correnti complessive ammontano a 475,5 milioni di euro, le entrate correnti complessive a 378,9 milioni. Nel 2012, al contrario, le spese correnti obbligatorie ammontavano a 910,44 milioni di euro mentre le entrate correnti obbligatorie erano maggiori, 948,61 milioni. La provincia con la spesa pro-capite piu’ alta era Enna (136,23 milioni con 152,92 milioni in entrata), quella con la spesa pro-capite piu’ bassa Catania (84,44 milioni).

Il fabbisogno finanziario complessivo delle nove province ammonta a 87,3 milioni. La maggior parte dei costi e’ assorbita dalle spese di funzionamento, ossia personale, partecipate e spese generali: ad Agrigento le percentuali arrivano al 70,75%, a Palermo al 54,11%. Nelle nove provincie lavorano 5.571 dipendenti con contratto a tempo indeterminato e altri 464 a tempo determinato, per un totale di 6.035 unita’. Le sole partecipate assommano 701 impiegati. Ad oggi, pero’, le societa’ in house sono presenti solo a Caltanissetta, Catania, Palermo e Siracusa.