Province siciliane senza soldi e senza riforma, verso la bancarotta. Parte la mobilitazione dei lavoratori

Il default delle Province siciliane e’ ormai acclarato. I nove enti della Regione siciliana hanno un disavanzo strutturale di competenza che mette a rischio la loro sopravvivenza nel giro di pochi mesi. Il problema non riguarda solo l’ex Provincia di Ragusa, oggi Libero Consorzio Comunale, ma tutte le province siciliane. L’allarme non arriva dai dipendenti che fra qualche mese non potranno percepire lo stipendio ma dalla Corte dei Conti che ha rilevato il disallineamento tra le entrate e le spese per la copertura dei servizi che sono in capo alle Province. Tutti i dipendenti hanno tenuto oggi nei propri enti assemblee per lanciare l’allarme e avviare una vasta mobilitazione per denunciare lo stato di abbandono in cui versano da anni e il rischio che corrono anche i cittadini gia’ privati da anni di molti servizi.

La Provincia di Ragusa e’ nell’impossibilita’ di chiudere il bilancio di previsione perche’ registra un disavanzo di 8 milioni di euro per il prelievo alla fonte che riceve da parte dello Stato di 4,8 milioni di euro che mai e poi mai potra’ coprire la Regione siciliana per assicurare il pagamento degli stipendi dei dipendenti e le rate dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti. Ecco che si impone una modifica legislativa alla legge di Stabilita’ dello Stato 2015 che ha fissato questi prelievi alla fonte e solo un’azione concentrata tra Regione e Stato puo’ eliminare questa ‘forbice’, altrimenti il default e’ conclamato con la sospensione dei servizi per gli studenti disabili con l’inizio del nuovo anno scolastico, la mancata manutenzione degli edifici scolastici di competenza delle Province, la manutenzione stradale e l’illuminazione delle arterie provinciali. Di fronte a questi scenari l’assemblea ha proposto di avviare una fase di sensibilizzazione sul default annunciato con la deputazione regionale ma anche con i rappresentanti del privato sociale, del partenariato socio-economico e di tutte le categorie sociali che vivono direttamente e indirettamente i problemi finanziari della Provincia, prima di una grande manifestazione regionale a Palermo.

“I lavoratori delle Province sono fortemente preoccupati per il loro futuro occupazionale e la tenuta dei servizi a causa del vuoto normativo e dei tagli ai trasferimenti da parte dello Stato e della Regione, per questo sara’ avviata subito la mobilitazione regionale”. Sono i timori ripetuti nelle nove assemblee che contemporaneamente si sono tenute oggi nelle sedi delle Province regionali per iniziativa delle Rsu e delle segreterie regionali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl. “Dopo la bocciatura all’Ars del disegno di legge sui liberi consorzi sotto il ‘fuoco amico’ dei franchi tiratori e la trasmissione della prima puntata della finanziaria 2015 che taglia risorse agli enti – annuncia il sindacato unitariamente – e’ tempo di rompere gli indugi e proclamare lo stato di agitazione che culminera’ con uno sciopero regionale tra la fine del mese e la prima decade di giugno”.

Prima della mobilitazione generale, saranno attivate tutte le procedure previste dalla legge e verra’ chiesto alle Commissioni competenti all’Ars di essere sentiti per denunciare la grave situazione in cui versano gli enti. “Siamo perche’ venga garantito il funzionamento degli enti intermedi di governo del territorio – dichiarano inoltre le segreterie regionali – e perche’ si arrivi ad una riforma compiuta del settore, tenendo in equilibrio il rapporto che deve esistere fra funzioni, risorse ed il mantenimento dei livelli occupazionali. La mobilitazione dei lavoratori delle province siciliane – concludono i sindacalisti – e’ pienamente inserita nell’ambito di quella nazionale, ma chiediamo al governo e all’assemblea regionale che si assumano le proprie responsabilita’ per non precludere il futuro ai lavoratori ed ai servizi che garantiscono ai cittadini”.

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