Dice sempre la psicologa. “Ma forse il Primo Cittadino dovrebbe osare un po’ di più e avviare magari un’azione di prevenzione nelle scuole e tra i cittadini, affinché si produca un cambiamento di mentalità. Padova – propone la Slepoj – potrebbe diventare addirittura un modello in cui tutti i giochi d’azzardo vengano tagliati fuori dalla città, creando una sorta di zona franca dove si giochi come fosse una ‘Las Vegas mignon’. Se il Sindaco ha veramente intenzione di essere efficace sulla struttura portante dei comportamenti sociali dei suoi cittadini, deve fare un piano generale che includa anche una sorta di certificato di garanzia da parte di chi mette in piedi questo tipo di attività. Questi soggetti dovrebbero essere anche in grado di dare delle indicazioni affinchè il gioco non diventi poi una parte compulsiva della vita del soggetto. Ci potrebbero essere dei dissuasori, personaggi addestrati a entrare in questi per analizzare i fruitori sui loro comportamenti. La macchinetta in sé non è pazzia, è quello che noi ne facciamo. A questo si lega anche a un atteggiamento psicologico della gente che, in difficoltà economica, cerca la via della vincita emotiva e salvifica”.