Assunzioni sbloccate su gran parte del territorio: la Pubblica Amministrazione torna a respirare dopo il blocco totale al turnover imposto per favorire il riassorbimento degli esuberi delle Province. Nel Centro Nord le porte di Comuni e Regioni si sono praticamente riaperte, con poche eccezioni, nel Mezzogiorno c’è ancora qualcosa da fare, ma da 8 mila dipendenti in cerca di un nuovo posto si è passati a 476. Un gruppo ristretto rispetto al numero di partenza ma l’operazione mobilità non potrà considerarsi chiusa fino all’azzeramento di ogni eccedenza. E infatti il ministero della P.a, a cui è stata affidata la regia, parla di una “fase 2”, annunciando il “ripristino delle ordinarie facoltà assunzionali” in due territori big, come Lombardia e Toscana, che si aggiungono a Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Lazio, guardando all’Italia centrosettentrionale. Ma qualcosa si è mosso anche per il Mezzogiorno, con lo sblocco già riconosciuto a Sardegna e Basilicata. C’è invece ancora da lavorare soprattutto in Abruzzo (96 dipendenti da riposizionare), Umbria (85) e Puglia (72).
Fin qui la situazione che riguarda il personale degli enti di area vasta, ovvero delle ex Province. I paletti a nuovi ingressi restano invece nel settore della sanità, dove dovranno trovare collocazione gli esuberi della Croce rossa. Il fronte della P.a. rimane in fermento per la vicenda dei rinnovi contrattuali. L’ipotesi di uno stanziamento di 900 milioni di euro per il triennio 2016-2018 sembra infatti non soddisfare i sindacati: la Cisl Fp parla di “25-30 euro lordi al mese”, la Confsal Unsa traduce in netto il valore, stimando “in 15 euro” l’incremento. La Uil traduce le cifre in reazione: “se non ci saranno risposte su risorse e su nuove regole allora chiederemo a Cgil e Cisl di scioperare”. Non resta che attendere la convocazione da parte della ministra della P.a, Marianna Madia, per un tavolo con i sindacati che faccia da preludio all’apertura della trattativa vera e propria. Intanto la ministra ha attivato un “account mail” ad hoc per ricevere dai cittadini “segnalazioni” utili a un monitoraggio attivo della riforma della Pubblica Amministrazione, a un anno di distanza dall’approvazione della delega, ovvero della legge ‘madre’ da cui sono discesi già 18 decreti, dai licenziamenti lampo per i furbetti del cartellino al riordino delle partecipate.