Corre come “indipendente” il presidente russo uscente Vladimir Putin, nella sua corsa in solitaria al Cremlino, “non avendo rivali”, per quello che sarà con ogni probabilità il suo quarto mandato non consecutivo, fino al 2024. A dirlo è lo stesso Putin, nella conferenza stampa di fine anno, a tre mesi dal voto, quasi a voler sottolineare che ormai non è semplicemente un presidente, ma un leader nazionale. Un concetto che trascende il ruolo e lo rende assioma del potere e protettore dello Stato. Putin parla dall`alto. Più in alto di tutti gli altri. E dall`alto giudica. Spazia dalla Siria alla Cina, dal doping alla difesa del numero uno di Rosneft, Igor Sechin. Neppure una parola sulla Libia, neppure una domanda della stampa europea, che non sia polacca o ucraina. Tra i giornalisti si confonde la sua “sfidante” teorica Ksenia Sobchak, con il suo programma “contro tutti” per le presidenziali del 18 marzo 2018. “E le sembra positivo?” le chiede Putin, che ribaltando le posizioni la incalza con le domande: “E cosa propone per risolvere i problemi che stiamo discutendo?” aggiunge. Guardandosi bene dall`usare il tu con colei, che chiamava con il diminutivo vezzeggiativo di “Ksjusha” giusto due conferenze (e due anni) fa. Nella sua risposta alla Sobchak mette a posto anche il leader dell`opposizione extraparlamentare Aleksei Navalny (nota bene: senza mai nominarlo). Il blogger è come “Mikhail Saakashvili nell’edizione russa”, e come lui “correrà” da una piazza all’altra. La battuta provoca applausi nell`enorme sala che ospita una buona parte degli oltre 1.600 giornalisti accreditati. “Qualcuno vuole qui tentativi di colpo di stato?” a maggioranza assoluta dei russi – continua Putin – non vuole questo. Non vogliono la seconda edizione dell’Ucraina per la Russia di oggi e non lo permetteremo”.
A innervosire Putin è più che altro lo scandalo del doping, alimentato secondo lui proprio nell`imminenza delle elezioni presidenziali in Russia. “So solo che è così”, dice e poi usa la parola “gadost`” che in russo suona un po` più rude di “schifezza”, per indicare le prove del doping russo che l’informatore della WADA Grigory Rodchenkov “ha portato attraverso il Nord America” eludendo evidentemente tutti i controlli di dogana. L`unico errore che riconosce Putin è “averlo scelto” come capo del laboratorio russo per i controlli antidoping. “So chi l’ha fatto”, rincara, lasciando spazio alla fantasia per quello che potrà essere il destino di quest`ultimo. Il presidente russo è invece magnanimo con Donald Trump: il presidente degli Stati Uniti non è in grado di soddisfare le sue promesse elettorali, anche in relazione alla Russia, a causa delle restrizioni all`interno degli Stati Uniti. Secondo Putin “Ci sono cose che vorrebbe fare, ma non può ancora”. E se si torna a parlare di influenza russa nelle elezioni americane, questa è stata “creata a tavolino” dall`opposizione dell`attuale presidente. E` un Putin meno stanco e annoiato dello scorso anno, più in forma, più asciutto. Gestisce la conferenza stampa con l`esperienza dell`attore consumato e chiude in anticipo rispetto agli scorsi anni: sotto le quattro ore, perché al Cremlino c`è qualcuno che lo aspetta: i veterani, gli eroi della Patria. “Non prendetevela con me, per favore … Dobbiamo davvero finire. Non importa quanto mi piacerebbe parlarvi, discutere” ha detto Putin. “Auguro tutto il meglio per tutto il nostro Paese, per tutto il corpo giornalistico. Voglio assicurarvi che vi ascoltiamo, per sottolineare ancora una volta che apprezziamo molto il ruolo e l’importanza della stampa nella vita russa di oggi. Permettetemi di esprimere la speranza che lavoreremo in modo costruttivo con voi nel prossimo anno”. Una promessa (post)elettorale? askanews