di Cristina Giuliano
Le sanzioni sembravano il convitato di pietra alla conferenza stampa di fine anno di Vladimir Putin, dove il leader del Cremlino ha ostentato grande sicurezza in se stesso, ha detto di non aspettarsi nessun attacco al suo potere perchè “il Cremlino è ben difeso” e ha parlato con ottimismo del futuro, nonostante i “tempi duri” che aspettano la Russia. Ha ribadito, che entro due anni, “o anche meno” la situazione di crisi valutaria ed economica sarà superata. Ma nessuna allusione, neanche velata al futuro delle sanzioni, dopo che Angela Merkel questa mattina ha definito le sanzioni “inevitabili”, finchè Mosca continua a premere sull’Ucraina. Il tempismo del cancelliere tedesco sembrava quasi calibrato, ed è arrivato poco prima dell’apertura del grande appuntamento annuale del presidente russo con la stampa russa e internazionale. L’enorme sala del World Trade center russo era come d’uso strapiena, anche se l’happening di domande e risposte con Vladimir Vladimirovich è durato nettamente meno del solito: tre ore e poco più. Una versione più stringata per dire che la situazione del rublo, estremamente debole in queste settimane “è provocata da fattori esterni”; “possibile che il prezzo del petrolio scenda ancora, ma “la nostra economia uscirà dalla situazione attuale, in due anni o anche prima, entro la fine del prossimo anno”.
La Banca Centrale “non deve bruciare le proprie riserve insensatamente” o “rinunciare alle riserve in oro”, ha detto Putin, invitando la Russia a pazientare di fronte alle attuali montagne russe del rublo, perché è in atto una “ristrutturazione dell’economia”. Non bisogna criticare le azioni di Elvira Nabjullina, il numero uno della Banca Centrale, secondo il capo di stato, perché di fronte alle montagne russe del rublo si è comportata in maniera “adeguata”, ma non è solo la Banca centrale a dover agire in questa situazione. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Putin anche se riconosce che forse l’azione della Banca centrale non è stata perfetta, di fatto difende le politiche liberali della Nabjullina che ha inaugurato una nuova fase per il rublo, a fluttuazione libera. E tuttavia, nessuna severità eccessiva neppure nei confronti del silovik (esponente dei poteri forti) Igor Sechin, capo della major Rosneft, che nei giorni scorsi ha dovuto respingere le accuse dell’opinione pubblica per ingenti speculazioni sul rublo. Secondo Putin, non si può costringere nessuno e bisogna anche capire che chi è a capo di una compagnia, pensa al bene della stessa. “Speculatori” non è “un concetto da reato penale” e “può esserlo chiunque”, “ma io ho detto chi erano” ossia gli esportatori russi – e la Russia come noto esporta principalmente petrolio – “e addirittura nei giorni scorsi gli ho parlato al telefono, familiarmente”.
Ma la discriminante resta l’Ucraina e il rapporto con l’occidente che non sembra affatto migliorato. L’Ucraina non era “la repubblica delle banane, un qualsiasi paese del nord Africa” fatto apposta per scatenare “un colpo di stato”. “Dai biscottini distribuiti sulla Maidan si è passati alle promesse politiche ed economiche”, ha aggiunto Putin, puntando ancora una volta il dito contro gli Usa che secondo il Cremlino avrebbero sostenuto “il colpo di stato”. E se Kiev in questi giorni aveva chiesto la liberazione di alcuni prigionieri, anche per questioni di salute, per ritornare sui binari della pace, il leader a Mosca dichiara che la pilota ucraina Nadezhda Savchenko, detenuta poiché indagata per la morte di alcuni giornalisti russi della Tv statale, uccisi mentre svolgevano il loro lavoro nel Donbass, sarà rilasciata solo se sarà dimostrato che è innocente. E il messaggio non potrebbe essere più chiaro. Putin ha anche sottolineato che lui con il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko è stato “l’iniziatore” degli accordi di Minsk. “Senza dubbio Poroshenko vuole regolare e risolvere la crisi in Ucraina, io non ne ho dubbi. Ma purtroppo lui non è solo”.