Pyongyang difende il test nucleare: “Non vogliamo finire come Gheddafi”

La Corea del Nord difende il suo ultimo test nucleare sostenendo che il fato di Muammar Gheddafi e Saddam Hussein dimostra ciò che accade ai Paesi che rinunciano alle loro ambizioni atomiche. Pyongyang, in un editoriale della sua agenzia ufficiale KCNA, ha anche avvertito la Corea del Sud, che in risposta al test ha ripreso la sua propaganda a tutto volume al confine, che le sue iniziative stanno portando la penisola divisa “sull’orlo della guerra”. L’editoriale afferma che il quarto test nucleare coreano, avvenuto mercoledì, è stato un “grande evento” che ha fornito alla Corea de Nord un deterrente abbastanza potente da mettere i suoi confini al riparo da forze ostili, tra cui quelle statunitensi. “La storia dimostra che una potente deterrenza nucleare è l’arma più forte per dissuadere le aggressioni esterne” prosegue. Pyongyang sostiene che è stata testata una bomba a idrogeno miniaturizzata, ma gli esperti dicono che la potenza sviluppata era troppo ridotta per un ordigno termonucleare in piena regola. KCNA afferma che l’attuale situazione internazionale ricorda la “legge della giungla” dove solo il più forte sopravvive. “Il regime di Saddam Hussein in Iraq e il regime di Gheddafi in Libia non hanno potuto sfuggire a un destino di distruzione dopo essere stati privati delle loro fondamenta per lo sviluppo nucleare e dopo aver rinunciato spontaneamente ai programmi nucleari”.

Entrambi hanno fatto l’errore di cedere alle pressioni occidentali, guidate dagli Usa, che volevano cambiare regime. Chiedere alla Corea del Nord di rinunciare al suo programma nucleare è inutile quanto “desiderare che il cielo cada” e il paese è fiero della sua “bomba H della giustizia”, scrive anche KCNA. Mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu discute di possibili sanzioni contro il regime di Pyongyang, i leader mondiali cercano di trovare un consenso sulle iniziative da prendere per punire lo stato guidato da Kim Jong-Un. Ieri Seul ha preso l’iniziativa unilaterale di riaccendere gli altoparlanti al confine per trasmettere in Corea del Nord un mix insopportabile di propaganda e K-pop. La stessa tattica, adottata lo scorso anno durante un periodo di particolare tensione tra le due Coree, aveva spinto Pyongyang a minacciare di sparare colpi di artiglieria sugli altoparlanti. In una manifestazione di massa tenuta ieri nella piazza Kim Il-Sung della capitale per festeggiare il test nucleare, il dirigente del partito di governo nordcoreano Kim Ki-Nam ha detto che Seul è tornata giocare con il fuoco. “Gli Stati Uniti e i loro burattini non hanno perso tempo a portare la situazione nella penisola sull’orlo della guerra, riprendendo le trasmissioni da guerra psicologica” ha detto Kim.

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