Matteo Renzi avrebbe dovuto prendere esempio da Emmanuel Macron. Il presidente francese, socialista, già ministro del governo Hollande, ha avuto il coraggio di uscire dal partito e di costruirne uno nuovo, En Marche! Un soggetto politico liberale, lontano dalla destra e la sinistra, che ha conquistato un consenso inaspettato. Nel giro di pochi mesi Macron è arrivato all’Eliseo (anche grazie alla legge elettorale francese che esalta la governabilità a spese della rappresentanza). Il segretario del Pd ha avuto più volte la stessa occasione ma ha fatto una scelta diversa. Ha deciso di rimanere nel Pd, caricandosi molti problemi, a cominciare dalla difficile convivenza con l’opposizione interna. Adesso sembra finito in un vicolo cieco, dopo aver sperperato l’enorme consenso che aveva soltanto tre anni fa. Tante le mosse sbagliate. Fin dalla prima: sfrattare Enrico Letta da Palazzo Chigi a tempo di record (peraltro dopo averlo rassicurato con il tweet “Enrico staisereno”). Renzi sarebbe ancora in tempo per fare il Macron? Forse. Non ora, ovviamente. Magari tra un anno, forse due, quando la prossima legislatura (quella che comincerà nella primavera del 2018) sarà archiviata se, come sembra, non vincerà nessuno le elezioni. Ma Renzi ha archiviato questa possibilità: “Siamo una comunità e non tradirò la mia comunità”, ha detto a “Piazza Pulita”, bocciando l’idea di formare un altro partito personale come gli ha consigliato, tra gli altri, Massimo Cacciari. Possiamo stare sereni?