Pubblichiamo uno stralcio del paragrafo “Il ruolo degli intellettuali” contenuto nel saggio “All’armi siam leghisti” di Antonio Rapisarda (Aliberti Editore) nel quale si racconta dei primi contatti tra il leader della Lega Matteo Salvini e l’intellettuale siciliano Pietrangelo Buttafuoco.
di Antonio Rapisarda
È in queste trasmissioni che viene affrontato per la prima volta il tema “No euro” e si insiste molto sui temi della sovranità e della legittimità dell’invettiva popolare contro le élite; è qui che vengono ospitati economisti controcorrente come Alberto Bagnai, filosofi eterodossi come Diego Fusaro, intellettuali eretici come Massimo Fini. “C’è da dire – continua Borgonovo – che questo si associa con la capacità di Matteo Salvini di riportare al centro il ruolo degli intellettuali: in questo momento così particolare ritornano ad avere cittadinanza e peso nel dibattito politico”.
Lo conferma Alessandro Montanari, ex giornalista de “La Padania” (…): “Ascolta e anche quando non sembra, registra le sollecitazioni che gli giungono. Più volte mi capitò di parlare con lui, ben prima dell’exploit mediatico, di Alberto Bagnai e degli studiosi eurocritici così come degli animatori di questa cordata come Francesca Donato e la sua associazione Eurexit. Poi mi sono ritrovato il “No Euro” tour e la Donato candidata con la Lega”. Centrale, in questo rinnovato rapporto tra Lega e mondo della cultura, l’apporto dei pensatoi. Come dimostra il primo incontro organizzato dal think tank nero-verde “Il Talebano”, animato dal sociologo Fabrizio Fratus, che ha messo a confronto Matteo Salvini con Pietrangelo Buttafuoco (foto): il leghista “padano” e lo scrittore “terrone” con un pedigree tutto interno alla destra culturale. Lo scrittore, del resto, non è nuovo a incursioni in territori “diversi”: ha conosciuto, analizzato e frequentato la Lega ben prima dell’arrivo di Matteo Salvini, quando raccontava ad esempio dell’associazione leghista “differente” Terra Insubre come di “un’avanguardia celtica” all’interno dell’universo del Carroccio. Come ricorda Vincenzo Sofo, direttore de “Il Talebano”, proprio al giornalista siciliano è legato quell’appuntamento che ha dato l’avvio a questo nuovo percorso: “Pietrangelo Buttafuoco è stata la prima persona a parlare di questo nuovo progetto di Salvini con Salvini stesso. L’idea di questo fronte identitario trasversale in Italia viene lanciato a Milano il 26 giugno 2013”. Un convegno organizzato con l’obiettivo di rompere gli schemi intra moenia, dentro le mura della destra in quel momento: “Abbiamo messo davanti a un pubblico leghista e un pubblico di destra, da un lato il padano secessionista, dall’altro il “fascista” siciliano musulmano: un modo per sparigliare tutte le carte. È uscito da lì il nuovo progetto di Salvini”. “La Padania” l’indomani titolava sull’incontro parlando non a caso di un “blocco unico in difesa dell’identità europea”. Da quel momento in poi la reciproca curiosità tra Salvini e il pensatore siciliano diventa un rapporto di stima reciproca e di fatto una frequentazione, con lo scrittore che individua nel leghista la figura capace di far convergere l’elettorato non di sinistra disperso e deluso, e Salvini che propone addirittura Buttafuoco come presidente della Regione Sicilia, (…); c’è chi sostiene che sia proprio Buttafuoco, lo scrittore, il politologo di riferimento del Salvini ultima stagione, la sinapsi con la quale si spiegano alcuni movimenti armoniosi del leader leghista rispetto proprio al pensiero tradizionale tanto caro al siciliano. Lui smentisce con garbo ma non con sdegno. Chiaro, no?