Quel ragazzo nigeriano che cercava la moglie incinta

14 giugno 2018

Oltre alle condizioni fisiche, sono le condizioni psicologiche dei migranti a preoccupare fortemente gli operatori sanitari di MSF. Dario Terenzi, responsabile dipartimento salute mentale MSF Trapani, team leader dell’intervento di aiuto psicologico a Catania per lo sbarco dalla nave Diciotti, di storie e traumi ne ha visti tanti. Racconta ad askanews una storia vissuta in prima persona durante le operazioni di salvataggio e di sbarco di oltre 900 migranti a Catania.

“Una storia che mi ha colpito è quella di un ragazzo nigeriano che cercava disperatamente la moglie, che era in viaggio con lui, ma era stata evacuata, medical case, trasportata in un ospedale palermitano e lui non era riuscito più ad avere sue notizie. La moglie era in stato avanzato di gravidanza e insieme ad altri volontari siamo riusciti a rintracciarla e l’abbiamo rassicurato”.

“Lo sbarco è stato parecchio grosso: 933 persone, due salme. Condizioni precarie, provengono da luoghi di detenzione in Libia. Numerosi casi di donne in gravidanza, moltissimi casi di scabbia, qualche caso di trauma. Ci siamo concentrati su un gruppo di migranti somali in arrivo al porto di Catania che avevano visto la morte di due loro compagni di viaggio, un uomo e una donna, morti a causa di condizioni mediche pregresse, stato di malnutrizione e probabilmente con tubercolosi”.

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