Politica

Quirinale, ora Draghi “tratta” con i partiti. Prima fumata nera

La mossa, un po’ a sorpresa, è arrivata a fine mattinata: nel primo giorno di votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica Mario Draghi ha deciso di parlare con i partiti. Una decisione presa evidentemente dopo che era emerso chiaramente il “nodo” da sciogliere per facilitare la sua salita al Colle: arrivare nell’Aula di Montecitorio con un pacchetto chiuso sull’eventuale futuro governo. Dunque il presidente del Consiglio questa mattina, dopo aver parlato in videoconferenza con i genitori di Giulio Regeni, intorno alle 12 ha lasciato Palazzo Chigi, rientrando dopo un’ora. Il tempo di incontrare Matteo Salvini, anche se dalla Presidenza del Consiglio e dalla Lega si trincerano dietro a un “no comment”.

Un incontro a cui sono seguiti un colloquio con il segretario del Pd Enrico Letta e un altro con il leader M5s Giuseppe Conte (ugualmente “no comment”, in entrambi i casi). In agenda, secondo fonti parlamentari, ci sarebbero anche altri appuntamenti e non è esclusa neppure una telefonata con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Sui contenuti degli incontri avuti c’è il massimo riserbo, segno evidente della delicatezza del momento. Ma certo il tema posto dalle forze politiche è quello relativo alla necessità di garantire la continuità della legislatura, arrivando se non alla definizione di un nuovo esecutivo almeno a uno “schema” di massima. Se anche Draghi avesse dato delle rassicurazioni, però, evidentemente non sono state ritenute sufficienti, almeno dal centrodestra.

“Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi”, ha fatto sapere in serata il segretario del Carroccio. Anche nel M5s, in cui convivono però diverse anime, i dubbi sul trasloco di Draghi al Colle permangono. Conte, dopo aver incontrato Salvini, fa trapelare che c’è “totale sintonia” sull’opportunità di “rafforzare e intensificare il confronto, iniziato la settimana scorsa, per mettere da parte al più presto le schede bianche e scrivere un nome che unisca il Paese”. L’accelerazione che il premier sembrava aver impresso nel primo pomeriggio sembra dunque aver subito immediatamente una frenata. Certo il suo nome è ancora sul tavolo, ma la strada verso il Colle appare ancora in salita.

Prima fumata nera:672 bianche,36 voti a Maddalena

Alla prima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica ‘vincono’ le schede bianche: sono state 672, schede nulle 49, zero gli astenuti. Il quorum per l’elezione era giusto 672 voti. I più votati, secondo quanto comunicato in aula dal presidente Fico, sono stati invece Paolo Maddalena 36 voti, Sergio Mattarella 16, Marta Cartabia 9, Berlusconi 7.

Il coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato ha ricevuto 5 voti, altrettanti Marco Cappato, 3 al sottosegretario con delega all’editoria Giuseppe Moles, al presidente della Lazio Lotito, al giornalista Claudio Sabelli Fioretti e a Francesco Rutelli, 2 a Elisabetta Belloni, Giuliano Amato, Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Conte e Pierferdinando Casini, uno a Sabino Cassese, Carlo Nordio, Mario Draghi, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Rosy Bindi, Antonio Tajani.

Tre voti a Bruno Vespa e a Craxi. Hanno ricevuto un voto anche, tra gli altri, Amadeus, Alberto Angela, Donina Cesare, Ugo Mattei, Andrea Pertici, Ermanno Leo, Pastorino, Fulvio Abbate, Alessandro Barbero, Signorini, Giuseppe Cruciani, Vincenzo De Luca, Mauro Corona, Mario Segni, Giorgio Presu, Aldo Morrone, Antonio Razzi, Prosperetti, Giuseppe Cossiga, Gioacchino Gabbuti, Salvatore Borsellino, Zoff, Gratteri. La seconda votazione si terrà domani alle ore 15.

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