Politica

Quirinale, nello stallo del voto irrompe la crisi ucraina. Fare in fretta è il leit motive

I venti di guerra in Ucraina irrompono di prepotenza a Montecitorio, dove il voto per l’elezione del presidente della Repubblica procede tra schede bianche e veti incrociati, leader che lanciano penultimatum e parlamentari in attesa di una svolta che non si materializza. Tutti d’accordo che il quadro internazionale, ora, imponga un’accelerazione, ma verso dove? Per dirla con Stefano Fassina, deputato Liberi e Uguali, l’Ucraina “è un’irruzione di dati di realtà in una discussione che rischia di essere troppo autoreferenziale”. La crisi alle porte dell’Unione europea, considera l’economista con un passato alla World Bank mentre nel transatlantico di Montecitorio attende di entrare in aula per votare, “conferma che siamo dentro una fase difficile non solo per la pandemia: l’andamento dei prezzi dell’energia è stato un indicatore delle turbolenze geopolitiche”. E al Quirinale, di conseguenza, serve una personalità “con esperienza e riconoscibilità internazionale: non è luogo di apprendistato”.

Di certo, dice poco distante Lucia Azzolina del M5S, la crisi ucraina “può incidere sui tempi dell’elezione del capo dello Stato, dobbiamo accelerare”. E quale sarebbe, secondo l’ex ministro della Pubblica istruzione, la personalità più adatta alla situazione? “Un profilo equilibrato come lo è stato Mattarella, qualcuno che sappia prendere per mano gli italiani come ha fatto lui”, risponde Azzolina senza esitazione: “Più è stimato all’estero e meglio è: una personalità equilibrata, che possa rappresentare l’interesse nazionale e possa raccogliere il sostegno il più possibile condiviso tra le forze politiche”. Paola Binetti dell’Udc è sicura che la crisi ucraina, le minacce incrociate di Mosca e Washington, influenzerà la politica nostrana per due motivi: “Perché l’Europa non può sottrarsi alla sua responsabilità e alla sua vocazione alla pace, e perché dall’Ucraina passa il gas che, ce ne stiamo rendendo conto in questo periodo, può rendere difficile la vita di noi italiani”. E allora chi mandare al Colle? “Serve un profilo profondamente equilibrato, capace di leggere la situazione e poi, quando decide, raffreddare le decisioni che possano rappresentare un costo altissimo”, dice l’esponente centrista. Che non ha mai fatto segreto di ritenere che il premier Mario Draghi dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi per gestire emergenza sanitaria e fondi europei.

L’escalation militare ha già fatto una prima vittima – metaforicamente – nella corsa al Quirinale, Franco Frattini. Lega e Movimento cinque stelle “hanno tentato davvero l’accordo su Frattini, per questo sono intervenuto”, rivendica Matteo Renzi circondato da un crocchio di cronisti in transatlantico: “Quello era l’unico nome su cui potevano chiudere”. E il leader di Italia viva lo ha bocciato pubblicamente, con un insolito tandem con Enrico Letta. “Ci vuole qualcuno in grado di unificare il Paese, rassicurare mercati, un profilo atlantista”, ha dichiarato il segretario del Pd. “Italia Viva non sosterrà candidati che non abbiano un profilo in purezza europeista e atlantista”, ha detto il senatore di Scandicci. Una singolare sintonia riflessa dai rispettivi membri dei due partiti: “I venti di guerra che soffiano dall`Ucraina ci ricordano che all`Italia serve un o una presidente della Repubblica chiaramente europeista, atlantista, senza ombre di ambiguità nel rapporto con la Russia”, ha scritto su Twitter Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd. “L’ha ritwittato Francesco Bonifazi, era dal 2015 che non succedeva”, chiosa Renzi. Roberta Pinotti, anche lei Pd, ex ministro della Difesa, è netta, consapevole che il presidente della Repubblica sia anche capo delle Forze armate: “E’ chiaro che un innalzamento della tensione così forte nel cuore dell’Europa ovviamente ci riguarda: siamo un paese importante della Nato, i nostri principali alleati, gli Stati Uniti, sono coinvolti. Ma – aggiunge – non credo che influenzi sui nomi da scegliere per il Quirinale: dovrebbe però influenzare sulla tempistica, bisogna fare presto, tutti i comandi dovrebbero essere al loro posto, quelli militari e quelli istituzionali”.

Accenti diversi da quelli di Lorenzo Fontana, fedelissimo di Matteo Salvini. Capo dello Stato atlantista o no? “Atlantista è normale che sia così”, risponde l’esponente leghista, “poi ovviamente bisogna far sempre conto che ci sono delle situazioni che vanno analizzate in fondo. Sappiamo che con la Russia abbiamo rapporti commerciali importanti e quindi bisogna, come fanno anche la Francia e la Germania, guardare anche ai nostri interessi”. Per l’ex europarlamentare ed ex ministro della Famiglia, “una guerra a dir la verità non la vogliono nè la Russia né gli Stati Uniti, purtroppo però a volte succedono anche cose che non si vogliono. La situazione è critica ma sicuramente influirà sulla politica dell’anno prossimo perché la questione energetica passa anche da lì. E qui ci dovrebbe essere sicuramente un’acclerazione”. Su questo sono tutti concordi. Osvaldo Napoli, deputato oggi di Coraggio Italia ma alla quarta legislatura, ha lo sguardo lungo della storia. La crisi ucraina può essere un elemento acceleratore come lo fu il terrorismo per l’elezione di Sando Pertini e le bombe che uccisero il giudice Giovanni Falcone per l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro?

“Lì c’erano altri motivi, però è vero che in altri termini questo potrebbe essere un motivo per accelerare, dovuto soprattutto ai problemi di finanza legati alla questione energetica. Vedremo la reazione delle borse, ma la situazione ucraina può essere uno stimolo affinché le forze politiche facciano più in fretta. Ma è necessario un Governo in carica, più ancora del Presidente della Repubblica”, sottolinea Napoli. Secondo il quale, e si torna agli equilibri di queste ore, “il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio devono essere in simbiosi: non è possibile che i tecnici commissarino la politica”. Due politici a Palazzo Chigi e al Quirinale? “No, una compensazione: uno da una parte, uno dall’altra”. Da Kiev a Roma, Gaetano Quagliariello, leader di Coraggio Italia e politologo, non ha dubbio che si debba fare in fretta: ma, taglia corto, “basta l’Italia per consigliare un’accelerazione”.

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