Il Pd aspetta, al Nazareno accolgono bene la notizia del vertice del centrodestra, anche se nessuno si fa illusioni sul fatto che Lega, Fi e Fdi arrivino a sciogliere già venerdì la riserva sul nome del candidato per il Quirinale. I democratici lo hanno ripetuto in tutti i modi, e stasera è toccato alla vice-segretaria Irene Tinagli ribadirlo al Tg3: per avviare un dialogo bisogna mettere da parte il nome di Silvio Berlusconi: “Noi insistiamo nel chiedere a tutte le forze politiche una presa di responsabilità in un momento difficile. Bisogna identificare insieme un profilo alto che possa rappresentare tutti”.
Se il centrodestra scegliesse di presentare la candidatura di Silvio Berlusconi “sarebbe un atto gravissimo”. Un dirigente del partito spiega: “E’ ovvio che giochiamo di rimessa. Questi, per furbizia, stanno assecondando Berlusconi, pur sapendo che su di lui non c’è larga intesa possibile. Sono loro che devono decidere, l’hanno pompato loro: a febbraio scorso, quando temevano che il Cavaliere facesse l’accordo col governo giallorosso, gli hanno promesso il Quirinale. C’è stata una riunione `ad hoc’, chiesta da convocata da Salvini avvertito dai suo informatori in Fi: con B collegato dalla Provenza e la figlia che dice `un grande applauso al nostro presidente, non di oggi ma di domanià’. Salvini lo ha assecondato per non rischiare che sostenesse il Conte ter. Ora la devono risolvere Salvini e Melonià”.
La notizia del vertice, da questo punto di vista, è un passo avanti. Berlusconi da giorni cercava di prendere tempo, aveva chiesto agli alleati di aspettare la direzione Pd, prima di fare il vertice del centrodestra. Il Cavaliere voleva ascoltare la posizione ufficiale dei democratici, ma di fatto voleva guadagnare tempo con gli alleati – dubbiosi – che premono perché dica una parola sulla sua candidatura. Con il rinvio della direzione Pd a sabato 15 gennaio il vertice del centrodestra rischiava di slittare alla prossima settimana, e invece ora è stato confermato per venerdì prossimo, dopo i segnali non troppo amichevoli arrivati pubblicamente da Salvini e Meloni nelle ultime ore.
Per questo il Nazareno commenta sottolineando il bicchiere mezzo pieno: “Una notizia positiva che sia stato convocato. Questo aiuta sicuramente il chiarimento e speriamo avvicini l’inizio di una discussione vera sul Quirinale e su un patto di legislatura. È una discussione che faremo animati da spirito costruttivo”. In realtà, nessuno si aspetta che Berlusconi dica se si candida o no già venerdì. “Aspetterà fino all’ultimo”, dice un parlamentare Pd. “Speriamo solo che `l’ultimo’ sia la vigilia della prima votazione e che non aspetti di arrivare alla quarta”. Letta lo ha detto chiaramente già un paio di giorni fa, non si può pensare di iniziare a fare sul serio solo dopo la quarta votazione, i cittadini non capirebbero e il momento è delicato.
Il segretario Pd continua a pensare che serva un patto complessivo, per risolvere il rebus del Quirinale senza terremotare il governo. E da questo punto di vista le soluzioni migliori sono le stesse di cui si parla da tempo: un mandato bis di Sergio Mattarella o il trasloco di Draghi al Colle, previo però accordo blindato sul nuovo governo. Il Mattarella bis, chiesto ufficialmente dai senatori M5s e da Matteo Orfini, certo non dispiacerebbe a Letta. Ma il segretario è molto rispettoso del no pronunciato più volte dal presidente e, inoltre, sa la condizione minima per chiedere a Mattarella di restare è una sostanziale unanimità del Parlamento. Unanimità che allo stato non ci sarebbe comunque, visto che la Lega e soprattutto Fdi hanno detto no. La promozione di Draghi, d’altro canto, è difficile perché è complicato tenere unita la maggioranza con un altro premier. Da questo punto di vista, in realtà, nelle ultime ore sono arrivati segnali contrastanti dalla Lega, e forse un ragionamento può essere avviato.
Ma, appunto, l’unica cosa che il Pd non può accettare è il nome di Berlusconi, o che Berlusconi venga usato per poi imporre un candidato di centrodestra comunque non condiviso. “Siamo tutti adulti – ha detto Letta ieri sera a `di martedì’. Non è che all’ultimo momento ci possono dire: ok togliamo Berlusconi, votate tizio”. Nessuno ha una maggioranza – è il ragionamento – un’elezione del Quirinale giocata sul filo di pochi voti inevitabilmente rischia far saltare il governo. Dunque, tutti si mostrino responsabili, si ragioni su un nome condiviso, senza che nessuno pretenda di “uscire vincitore”. Il messaggio al centrodestra è stato recapitato. La speranza è che non prevalga la tentazione di appoggiarsi a Matteo Renzi e ai centristi per provare una “forzatura” su Berlusconi o comunque su un nome sgradito a Pd e M5s.