Quirinale, Salvini sfida Berlusconi: pronto a proporre nome e metodo

La mossa del leader della Lega irrita gli azzurri: “No a contrapposizioni, il Cav è il più autorevole”

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

Una proposta “convincente per tanti se non per tutti”, che la Lega avanzerà “la prossima settimana, quando si inizierà a votare”. Le parole di Matteo Salvini scuotono il centrodestra, e – per dirla con un esponente della coalizione – sono “la pietra tombale sulla candidatura di Berlusconi”. Il vertice che si terrà nei prossimi giorni dovrà segnare quindi il chiarimento definitivo in una partita che si prolunga ormai da settimane: Silvio Berlusconi che prova a giocarsi le sue carte dalla quarta votazione, Salvini che invece tratta con gli altri partiti della maggioranza, offre una sponda al patto auspicato da Enrico Letta, e vorrebbe sbloccare l’impasse con una soluzione “rapida” e “condivisa”. Due aggettivi in contraddizione con la candidatura di Berlusconi.

Da Forza Italia tengono invece il punto: “Sono parole in linea con gli impegni presi”, fanno sapere gli azzurri, che insistono sull'”unità” del centrodestra e sulla “autorevolezza” di Berlusconi. E aggiungono: “Ogni tentativo di creare polemiche o contrapposizioni fittizie, utili solo agli avversari politici, sarà respinto”. Fratelli d’Italia per ora aspetta: “Sembra qualcosa di diverso da quello su cui ci eravamo accordati. Ma ci faremo spiegare questa proposta da Salvini, quando ci rivedremo tra qualche giorno”. La Lega intanto fa sapere che la proposta “riguarderà nome e metodo”. Ovvero un patto di legislatura che coinvolga ovviamente anche il governo e – nelle intenzioni di Salvini – anche l’ingresso dei segretari di partito nell’esecutivo, con cui il segretario leghista spera di far riprendere quota ai sondaggi.

Insomma, Salvini prova a togliere il pallino dalle mani di Berlusconi, nel timore che sia il Cavaliere a bruciare tutti sul tempo dirottando i suoi voti su Draghi e intestandosi il merito dell’elezione. Tanto che tra i parlamentari leghisti cominciano a girare varie ipotesi: la prima è che Draghi resti a palazzo Chigi e che il nome “condiviso” possa essere quello di Pierferdinando Casini. La subordinata è Draghi al Colle, ma con un patto di maggioranza che preveda l’ingresso dei segretari di partito al governo. Per Salvini il sogno ovviamente è il ritorno al Viminale: “Difficilissimo se non impossibile – riconosce un leghista – ma rimuovere Lamorgese e segnare un cambio di rotta sarebbe già importante”. C’è addirittura chi tra i leghisti fa il nome di Gentiloni premier, pur di avere il Viminale in cambio.