Quirinale, Pd-M5s-Leu studiano strategia. E c’è chi teme ipotesi Casini

Tra i parlamentari preoccupazione per una mossa Renzi-Salvini

Pierferdinando-Casini

La priorità è cercare di restare uniti, è questo il primo punto al vertice di domani tra Pd, Leu e M5s e di sicuro Enrico Letta spingerà innanzitutto per preservare l’unità dei giallorossi. Finora la candidatura virtuale di Silvio Berlusconi ha facilitato il compito – anche se Giuseppe Conte spinge per presentare comunque un nome da contrapporre al Cavaliere – ma il progressivo smarcamento di Matteo Salvini dal Cavaliere se da un lato può sbloccare la situazione, dall’altro potrebbe anche mettere a dura prova la tenuta dell’alleanza giallo-rossa. Più di un parlamentare sia del Pd che di Leu, oggi, nelle conversazioni informali cita un nome che incarna le preoccupazioni dei democratici e degli ex Pd di Articolo 1: Pier Ferdinando Casini. Non a caso il nome che più sarebbe gradito a Matteo Renzi, secondo i rumors di palazzo. Se il leader della Lega dovesse tirare fuori la sua candidatura, prevedono sia dal Pd che da Leu, sarebbero guai, perché difficilmente si potrebbe dire di no a “uno che è stato candidato nelle liste del Pd nel 2018” e, però, sarebbe complicato evitare la rottura con i 5 stelle e anche frizioni interne ai democratici.

Timori che si raccolgono nelle conversazioni con i parlamentari, al Nazareno minimizzano, nella convinzione – o forse nella speranza – che alla fine tutti abbiano ben chiare le parole pronunciate da Mario Draghi sulla necessità di eleggere un presidente con almeno la stessa maggioranza che sostiene il governo. In altre parole – è il ragionamento – qualunque candidatura deve saper raccogliere i voti di tutte le forze che sostengono Draghi, a meno che non si vuole far cadere il governo. E se Letta considera sicuramente Casini un nome autorevole, come ex presidente della Camera, il no dei 5 stelle finirebbe per mettere a rischio la maggioranza di governo. Tutto dipende da come evolveranno le cose nel centrodestra, come spiega un parlamentare democratico: “Bisogna innanzitutto capire chi sarà ritagliarsi un ruolo da `king-maker’, tra Salvini e Berlusconi”. Il Cavaliere – preso atto dell’impossibilità di salire al Colle – potrebbe anticipare il leader leghista e proporsi come regista di un’operazione di “unità nazionale”, “magari sarà proprio lui a proporre Draghi”, dice il parlamentare Pd.

Ma se fosse il leader della Lega ad assumere la regia le cose potrebbero prendere un’altra piega. Salvini, non è un mistero, tiene rapporti continui con Matteo Renzi da qualche mese. Il leader della Lega continua ad evocare un “nome di centrodestra”, ma su questo l’interlocutore ha dato un segnale abbastanza preciso: nessun veto, purché si trovi una soluzione che garantisca la prosecuzione della legislatura. Insomma, ragiona un esponente di Leu, “difficile che passi un nome come Moratti: Renzi sa benissimo che potrebbe essere eletta solo con una forzatura, con i voti del centrodestra, di Iv e qualche altro centrista o qualche peone del gruppo misto. Così cadrebbe il governo e si andrebbe a votare”. Ma diverso sarebbe lo scenario-Casini. Potrebbe essere quel nome in grado – come ha detto il leader della Lega – di prendere i voti anche del centrosinistra, “o di parte del centrosinistra”. In teoria, un nome capace anche di garantire la prosecuzione del governo Draghi.

Ecco, è questo il grande timore che serpeggia tra i parlamentari di Pd e Leu: “Se lo candidano – dice un esponente di Leu – come si fa a dirgli di no? Solo che spaccherebbe il nostro fronte, creerebbe problemi anche dentro al Pd e – sopratutto – metterebbe a rischio l’asse con M5s”. Andrebbe molto meglio Giuliano Amato, gradito alla sinistra Pd e anche ad Articolo 1, ma – ammette il parlamentare di Leu – “non lo voterebbero né i 5 stelle né la Lega”. C’è poi Conte, che appunto spinge perché si individui un candidato dei “giallorossi”. Domani, dicono al Nazareno, si valuteranno tutte le opzioni: cosa fare se Berlusconi è in campo, come rispondere se il Cavaliere si ritira e vengono proposti altri nomi da parte del centrodestra, e via dicendo. Il Pd inviterà gli alleati a tenere i nervi saldi, perché nelle prossime ore saranno parecchi i nomi che circoleranno. E non è da escludere che Renzi e Salvini tentino una mossa opposta a quella di Casini, cioè presentino un nome gradito ai 5 stelle ma non al Pd. Di sicuro, insisterà Letta, dividersi è proprio l’errore da evitare.