Una Finanziaria che fatica a vedere luce, dopo la botta del commissario dello Stato. L’esercito dei regionali, seppur rassicurato per lo sblocco degli stipendi, scende in piazza contro un “governo fallito”. E, come se non bastasse, scoppia lo scontro nella maggioranza, tra Pd e Udc, a causa dell’entrata nel centrodestra del ‘sempre verde’ democristiano, Pier Ferdinando Casini. Tutte grane, per il governatore, Rosario Crocetta, che già provato da una serie di salti ad ostacoli che non gli hanno permesso, tra l’altro, i puntuali interventi quotidiani sui media, e che deve risolvere (almeno in parte) prima dell’apertura dei lavori d’Aula in programma giovedì alle 11. Lo scoglio più grosso è l’acceso scontro tra Pd e Udc, essendo una questione prettamente politica. Ad innescare la miccia, il capogruppo dei Democratici all’Assemblea regionale, Baldo Gucciardi: “L’alleanza fra Pd e Udc alle scorse regionali era fondata proprio sulla volontà comune di voltare pagina: è evidente che se a Roma si sancissero nuove alleanze stabili che vanno nella direzione opposta al nostro progetto, un minuto dopo il Pd siciliano aprirebbe un ragionamento sulla maggioranza che sostiene il governo regionale”. A dar man forte a Gucciardi entra a gamba tesa il renziano Fabrizio Ferrandelli: “L’abbraccio di Casini con Berlusconi pone l’Udc siciliana fuori dalla maggioranza di governo della Regione”. Il deputato regionale non lascia spazio ad interpretazioni, ed aggiunge: “Le persone non lo capirebbero ed io per primo”. E così chiede “una verifica urgente di maggioranza”. A tagliare la testa al toro, il candidato alla segreteria regionale del Pd siciliano, Fausto Raciti, con in tasca il 67% dei consensi nella consultazione tra gli iscritti per la selezione dei candidati alle primarie del 16 febbraio. “La Sicilia paga ancora oggi a caro prezzo le scelte della politica berlusconiana. E’ evidente che fra il Pd e il centrodestra non possono immaginarsi alleanze organiche e stabili. Dunque se l’Udc a Roma fa una scelta di campo opposta alla nostra, questa e’ destinata ad avere effetti anche in Sicilia, a cominciare dall’alleanza che sostiene il governo regionale”. E l’Udc? Del segretario regionale, Giovanni Pistorio, nessuna traccia. In difesa dello Scudocrociato, pensa il presidente dell’Udc siciliana, Margherita La Rocca Ruvolo che replica al renziano: “L’onorevole Ferrandelli dovrebbe sapere che ‘pacta sunt servanda’ e conseguentemente l’Udc non intende venire meno a quel patto siglato con gli elettori che ha permesso la vittoria di Rosario Crocetta”. “A proposito di chiarezza – continua la parlamentare – sarebbe anche auspicabile che Ferrandelli cominciasse a chiarirsi con se stesso e con il proprio partito: di quale maggioranza parla considerato che il Pd, per bocca del suo segretario regionale, se n’è recentemente chiamato fuori? L’alleanza tra democratici e riformisti che evoca è il più classico dei ribaltoni o forse intende tornare alle urne?”. In punta di piedi arriva Edi Tamajo, segretario regionale dei Democratici riformisti per la Sicilia e deputato all’Ars, e soltanto per sottolineare la posizione del suo partito, a scanso di equivoci. “Credo che da parte dell’Udc la scelta sulla Sicilia e il sostegno al governo Crocetta debba essere presa dai vertici di quel partito e cioè da Pierferdinando Casini e da Gianpiero D’Alia – afferma l’inquilino di Sala d’Ercole -. Spetta essenzialmente a loro due una decisione, atteso che con Crocetta hanno raggiunto un accordo elettorale. Per quello che riguarda noi Drs è evidente che non ci poniamo il problema. Per noi vale il sostegno all’azione di risanamento della Sicilia prodotta da Rosario Crocetta con la maggioranza che ci vede partecipi”.