Il numero di stranieri che si reca in Svizzera per procedere al suicidio assistito è raddoppiato tra il 2009 e il 2012, secondo uno studio pubblicato oggi sul Journal of Medical Ethics, del gruppo British Medical Journal (BMJ). Del cosiddetto “turismo della morte” tedeschi e britannici sono i principali consumatori. La Svizzera è uno dei pochi Paesi al mondo ad autorizzare l’assistenza al suicido, se questo non è motivato da ragioni “egoistiche”. L’aiuto viene fornito in modo passivo, procurando i medicinali che consentono al paziente di mettere fine ai propri giorni.
In base ai dati forniti dall’Istituto di Medicina legale di Zurigo, i ricercatori svizzeri e britannici hanno potuto stabilire che 611 stranieri non residenti, originari di 31 paesi, hanno beneficiato in Svizzera di un’assistenza verso la morte tra il 2008 e il 2012: fra questi si contano 268 tedeschi, 126 britannici, 66 francesi e 44 italiani, seguiti da americani, austriaci e canadesi. Nella maggior parte dei casi la morte avviene per assunzione di un barbiturico (molto utilizzato in veterinaria) e in rari casi anche per inalazione di elio, un procedimento più lungo e doloroso. Fra le cause invocate dai candidati al suicidio assistito vi sono in prima posizione le malattie neurologiche, seguite da tumori e affezioni reumatiche. (fonte afp)/TMNews